Infomare sul Coronavirus: un corso online per giornalisti - First Draft

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Infomare sul Coronavirus: un corso online per giornalisti

*Le lezioni contenute in questo corso di formazione, originariamente lanciato nel pieno della pandemia nel marzo 2020, sono ancora di grande attualità.

Parallelamente alla rapida diffusione del coronavirus, è in corso anche un'”infodemia”. Informazioni fuorvianti o errate sulla malattia, su come si diffonde e su come possiamo proteggerci contro di essa si diffondono più velocemente del virus stesso. 

Sia che si tratti di persone che promuovono false cure, teorie del complotto usate per compromettere i partiti dell’opposizionesintomi falsi o meme divertenti, la misinformazione riduce la fiducia e aumenta il panico nella nostra società. In questo complesso ambiente digitale si presentano sfide per i creatori di contenuti, i tecnologi, i legislatori, i ricercatori, gli insegnanti e i giornalisti. Fortunatamente possiamo lavorare insieme per superarle.

Come utilizzare questo corso

Sappiamo che se sei un giornalista, in questo periodo vai di fretta. Probabilmente avrai difficoltà a trovare il tempo per pranzare. Abbiamo progettato il corso in modo da poter essere seguito nei ritagli di tempo.

Abbiamo reso i video più brevi possibile. Solo un paio di video durano circa 10 minuti, i restanti non superano i 2-3 minuti. Abbiamo anche inserito le informazioni chiave nel testo sottostante in modo da consentirti di leggerle se non hai tempo di guardare i video.

Il corso è strutturato su quattro temi e ogni modulo è etichettato con uno di questi quattro argomenti.

1) SOMMARIO: questi moduli si concentrano sulle definizioni e sulle strutture. In questa sezione troverai moltissime informazioni, ma pochi consigli e trucchi. L’obiettivo è aiutarti a comprendere il disordine dell’informazione e ad applicarlo al coronavirus.

2) MONITORAGGIO: questa sezione è stata pensata per aiutarti a orientarti nella ricerca di: tecniche per tenere sotto controllo tutte le informazioni di qualità sul virus; cospirazioni e bufale; persone che parlano delle loro esperienze personali sul virus online. È possibile scegliere i moduli in base alla piattaforma. Probabilmente desideri un aiuto per la ricerca su TikTok o Instagram, o forse hai bisogno di un aggiornamento per la creazione di una lista su Twitter. Abbiamo separato tutto per facilitare la navigazione.

3) VERIFICA: questa sezione è stata pensata per aiutarti a rispolverare le tue capacità di verifica delle immagini e dei video, o di indagare sull’impronta digitale di qualcuno. Consulta il nostro caso di studio per comprendere come abbiamo effettuato la verifica di un video trovato sui social media. 

4) RAPPORTO: questa sezione è stata pensata per aiutarti a scrivere i titoli, a scegliere le immagini e a strutturare il tuo lavoro in modo da contribuire a rallentare la diffusione dell’informazione errata. In che modo puoi fornire i “dati mancanti” e contribuire a rispondere alle domande poste dal tuo pubblico? Infine, troverai un promemoria per ricordarti di prenderti cura di te stesso e delle tue fonti mentre svolgi il tuo lavoro. 

È inoltre presente un glossario e una lista di lettura a cui puoi attingere in qualsiasi momento del corso.

Abbiamo progettato il corso in modo da darti l’opportunità di scegliere il tuo percorso di apprendimento. Ci auguriamo che possa essere una guida preziosa per aiutarti a creare un prodotto credibile durante la crisi del coronavirus. 

Continua a seguirci su firstdraftnews.org per non perderti le ultime notizie e informazioni. In particolare, la nostra sezione  Risorse per i giornalisti viene aggiornata regolarmente con nuovi strumenti, guide, consigli, FAQ, webinar e altro materiale, per aiutarti a esprimere un giudizio consapevole e fornire informazioni credibili.

Panoramica

Perché la misinformazione è importante

Siamo una specie predisposta al gossip. Gli psicologi hanno dimostrato che il gossip per gli esseri umani è simile ai comportamenti che i gorilla mostrano in gruppo, ma mentre loro si spulciano a vicenda, noi interagiamo condividendo informazioni. Le dicerie, le teorie del complotto e le informazioni artificiose non sono nulla di nuovo. Ma prima dell’avvento dei feed digitali personalizzati, le dicerie non si diffondevano molto lontano o molto velocemente.  Oggigiorno, le informazioni fuorvianti o le bufale premeditate possono attraversare i confini internazionali in pochi secondi. In un momento critico come quello attuale, ciò può diventare un problema molto serio.

Cosa spinge le persone a condividere?

La paura e l’amore sono stimoli potenti. Nel bel mezzo di una pandemia globale, le persone condividono le informazioni perché hanno paura e vogliono tenere i propri cari al sicuro, essere d’aiuto e avvertire gli altri. I neuroscienziati hanno dimostrato che abbiamo più probabilità di ricordare le informazioni che fanno leva sulle nostre emozioni. 

F*** News – una parola di quattro lettere

“F*** news” è diventato un termine molto usato e generico. Il problema è che non descrive l’intero spettro di informazioni disponibili online. L’informazione non è bianca o nera. Non è una scelta tra falso o non falso. Questa espressione può essere usata come arma anche dai politici per screditare le notizie con cui sono in disaccordo.

Hugo Mercier e Dan Sperber ci spiegano nel loro libro The Enigma of Reason (2018), che decidiamo ciò che è “vero” sulla base dell’attività sociale, e a sostegno dell’identità e delle convinzioni esistenti, piuttosto che attraverso la deduzione individuale. L’uso dell’espressione “f*** news” fa sì che la gente scelga sulla base dell’identità piuttosto che dei fatti: se mi credete siete dalla mia parte, se non lo fate siete il nemico. In questo periodo in cui le informazioni che condividiamo possono fare la differenza tra vita o morte, il ruolo dei giornalisti e dei comunicatori è più importante che mai. 

L’arma del contesto

Osserviamo sempre più spesso alla trasformazione del contesto in arma. In questo modo il contenuto autentico viene deformato e riformulato. Tutto ciò che possiede un nucleo di verità è di gran lunga più efficace in termini di persuasione e di coinvolgimento delle persone.

Questo fenomeno deriva in parte dall’aumentato sforzo delle piattaforme social di individuare e punire ogni tentativo di manipolazione dei propri utenti. Con l’inasprirsi delle restrizioni sulla chiusura di account di dubbia provenienza e l’aggressività nei confronti dei contenuti ingannevoli [per esempio il  Progetto di verifica dei contenuti di terze parti di Facebook (Facebook’s Third-Party Fact-Checking Project)], gli operatori dell’informazione errata hanno imparato che l’uso di contenuti autentici, ma riformulati in modi nuovi e fuorvianti, è più difficile da identificare per i sistemi di moderazione basati sull’intelligenza artificiale.  In alcuni casi, il programma di verifica non possiede i requisiti per giudicare tale materiale. 

Quindi, ricapitolando, ora più che mai dobbiamo essere consapevoli di come e perché si diffonde l’informazione errata, in modo da poter lavorare in sinergia per far sì che la condivisione delle informazioni rimanga una forza al servizio del bene comune. 

Un quadro di riferimento per comprendere il disordine dell’informazione

Per comprendere il disordine dell’informazione è necessario comprendere i diversi tipi di contenuti che vengono creati e condivisi, le motivazioni di chi li crea e come si diffondono. 

È importante utilizzare un linguaggio comune quando si parla di questo tema.  Noi sosteniamo l’uso dei termini più appropriati per ogni tipo di contenuto; che si tratti di propaganda, menzogne, cospirazioni, voci, bufale, contenuti molto di parte, falsità o media manipolati. Preferiamo inoltre utilizzare i termini più ampi di informazione errata, disinformazione o cattiva informazione (vedi sotto). Collettivamente, li identifichiamo con l’espressione “disordine Informativo” (in base a un rapporto scritto da Claire Wardle e Hossein Derakshan nel 2017).

Disinformazione

Quando le persone creano intenzionalmente informazioni false o fuorvianti per ottenere profitti, esercitare influenza politica o causare volutamente problemi o danni.

Informazione errata

Quando le persone condividono la disinformazione ma non si rendono conto che è falsa o fuorviante, spesso perché cercano di aiutare. 

Cattiva informazione
When people share genuine information with an intent to cause harm. This could be personal details, sexual images published without consent, or leaked emails to damage someone’s reputation.

È anche utile comprendere le modalità di diffusione di questi contenuti. Potrebbero essere:

  • Condivisi inconsapevolmente da persone sui social media, attraverso retweet senza verificare. 
  • Amplificati dai giornalisti che si trovano più che mai sotto pressione per dare il giusto significato alle informazioni che emergono sul social web in tempo reale. 
  • Diffusi da gruppi che cercano deliberatamente di influenzare l’opinione pubblica. 
  • Diffusi nell’ambito di una sofisticata campagna di disinformazione attraverso reti di bot e fabbriche di troll.

La comprensione comune del disordine dell’informazione sarà di vitale importanza per affrontare insieme il problema. 

I sette tipi più comuni di disordine dell’informazione

All’interno dei tre principali tipi di disordine dell’informazione (informazione errata, disinformazione, cattiva informazione), vengono identificate anche sette categorie principali: 

  1. Satira
  2. Falso collegamento 
  3. Contenuto ingannevole 
  4. Contenuto fuorviante
  5. Contesto falso 
  6. Contenuto manipolato 
  7. Contenuto modificato 
  8. Queste ci aiutano a capire la complessità di questo ecosistema e le sfumature di grigio che esistono tra il vero e il falso. Tali categorie convivono all’interno di una gamma, e più di una categoria può essere applicata a un tipo specifico di contenuto. 

1. Satira

La satira è un segno evidente di una sana democrazia. È una forma d’arte potente per esprimere la verità al potere e può essere più efficace del giornalismo tradizionale nel farlo. Un buon autore satirico esagera e mette in luce una verità scomoda, portandola a estremi spesso ridicoli. Lo fa in un modo che non lascia al pubblico alcun dubbio su ciò che è vero e ciò che non lo è. Il pubblico riconosce la verità, riconosce l’esagerazione e quindi riconosce lo scherzo.

Il problema in quest’epoca di disordine dell’informazione è che la satira può essere usata strategicamente per aggirare la verifica dei fatti e diffondere confusione e cospirazioni. Se una persona viene accusata di aver diffuso delle voci, potrà sempre difendersi sostenendo che non avrebbe mai pensato che tali informazioni fossero prese sul serio. La motivazione “era solo uno scherzo” può diventare una scusa per diffondere informazioni fuorvianti. 

La satira può essere uno strumento potente perché più viene condivisa online, più il contesto originale può andare perso. Sui social media manca il concetto di euristica (ossia le scorciatoie mentali che usiamo per dare un senso al mondo). In un giornale, si è in grado di capire quale sezione si sta guardando. Sappiamo se stiamo leggendo la sezione delle opinioni piuttosto che quella dei cartoni animati. Questo non succede online. 

Per esempio, potresti essere a conoscenza di The Onion, un sito di satira molto popolare negli Stati Uniti. Ma quanti altri ne conosci? La pagina di Wikipedia per i siti di notizie di satira non include El Deforma, la versione messicana di The Onion o Revista Barcelona, una rivista politica di satira argentina. E spesso, quando il contenuto viene diffuso, perde il collegamento con il messaggero originale molto rapidamente, quando viene trasformato in screenshot o meme. 

2. False connection

Nell’ambito del dibattito sul disordine dell’informazione, è necessario che i creatori di contenuti, i giornalisti e i blogger riconoscano il loro ruolo nella creazione di contenuti potenzialmente problematici. 

Parliamo del termine clickbait (acchiappaclic). Clickbait è un’esca – di solito un titolo o una foto – ideata per far sì che i lettori clicchino su un link ipertestuale, ed è utilizzata soprattutto per guidare a contenuti di dubbia utilità o interesse. Questo “falso collegamento” è una forma di disordine dell’informazione. Quando si usa un linguaggio che impressiona al fine di attirare i clic e condurre l’utente su un sito che non stava cercando, si sta realizzando una forma di inquinamento dell’informazione. 

Spesso, la forza di un titolo può stabilire se un post verrà letto da una manciata di iscritti o da un pubblico più ampio. I post e le notizie devono competere, per attirare l’attenzione del lettore, con le GIF dei gatti e Netflix. 

SOURCE: thesciencepost.com

Ad esempio, il sito di notizie satiriche The Science Post ha pubblicato un articolo intitolato Studio: nel 2018 il 70% degli utenti di Facebook ha letto solo il titolo delle notizie scientifiche prima di commentarle. Il corpo dell’articolo non aveva alcun testo vero e proprio, solo paragrafi sostitutivi formati dalle parole “lorem ipsum”. Ma era possibile saperlo solo se si cliccava per leggerlo. È stato condiviso più di 125.000 volte e ha dimostrato la veridicità del titolo. La maggior parte delle persone condivide informazioni senza averle lette. 

In seguito, i ricercatori della Columbia University e dell’Istituto Nazionale Francese (Inria) hanno scoperto che siamo più propensi a leggere le pubblicazioni realizzate dalle persone che seguiamo. I post pubblicati o condivisi sui social da amici e familiari sono detti “riferimenti dei lettori” e, secondo lo studio, determinano il 61% delle notizie cliccate su Twitter. La ricerca ha anche scoperto che il 59% di tutti i link condivisi non sono stati aperti; il che significa che le persone hanno condiviso la notizia senza leggere oltre il titolo. 

Secondo uno dei coautori dello studio, Arnaud Legout dell’Inria, siamo “più disposti a condividere un articolo che a leggerlo”. La necessità di traffico e di clic significa che è improbabile che le tecniche di clickbait possano mai scomparire, ma l’uso di un linguaggio polarizzante ed emotivo per guidare il traffico può causare problemi più profondi. Anche se queste tecniche sono utilizzate per guidare il traffico a breve termine, ci saranno sicuramente ripercussioni a lungo termine su ciò che le persone sono disposte a credere online.

3. Contenuto ingannevole

Ciò che viene considerato “fuorviante” può essere difficile da definire. Riguarda il contesto e le sfumature: quanto è stato omesso da una citazione? I dati sono stati alterati? Il modo in cui una foto è stata ritagliata ha cambiato significativamente il significato dell’immagine?

Alcune tecniche comuni includono: la rielaborazione dei titoli, l’uso di frammenti di citazioni per sostenere un concetto più ampio, la citazione di statistiche in modo che si adattino a un’opinione o la decisione di non trattare un aspetto perché indebolisce una tesi.

Questa complessità è il motivo per cui siamo ancora lontani dal poter utilizzare l’intelligenza artificiale per evidenziare questo tipo di contenuti. I computer riescono a distinguere tra vero e falso, ma il concetto di “fuorviante” rappresenta una zona grigia. Il computer dovrebbe capire il contenuto originale (la citazione, la statistica o l’immagine), riconoscere il frammento e infine decifrare se il frammento cambi significativamente il significato dell’originale.

Secondo il rapporto del Reuters Institute sulle tendenze e le previsioni dei media e della tecnologia per il 2020, l’85% delle persone pensa che i media dovrebbero fare di più per denunciare le menzogne e le mezze verità. C’è chiaramente una differenza significativa tra un contenuto sensazionale ed estremamente di parte e dei titoli leggermente fuorvianti che riformulano un tema. Ma poiché la fiducia nei media è crollata, i contenuti fuorvianti che prima potevano essere considerati innocui dovrebbero essere visti in modo diverso. 

4. Contenuto fuorviante

Il nostro cervello è sempre alla ricerca di euristiche (scorciatoie mentali) che ci aiutino a capire le informazioni. Vedere un marchio che già conosciamo rappresenta un’euristica molto potente. Ci fidiamo di ciò che conosciamo e gli diamo credibilità. Il contenuto ingannevole è un contenuto falso o fuorviante che viene collegato a personaggi, marchi, organizzazioni e persino a giornalisti affermati. 

La quantità di informazioni che le persone ricevono quotidianamente, anche solo attraverso il telefono, fa sì che l’euristica abbia un impatto ancora maggiore. La fiducia che riponiamo in alcune celebrità, marche, organizzazioni e media può essere manipolata per farci condividere informazioni non accurate. 

5. Contesto falso

Questa categoria viene utilizzata per descrivere contenuti che sono autentici ma che sono stati rielaborati in modo pericoloso. È uno dei tipi più comuni di cattiva informazione che vediamo, ed è molto facile da generare. Basta trovare un’immagine, un video o un vecchio articolo, e condividerli adattandoli a una nuova narrazione. 

Il mercato di Wuhan

Uno dei primi video virali apparsi dopo l’epidemia di coronavirus nel gennaio 2020, mostrava un mercato che vendeva pipistrelli, ratti, serpenti e altri prodotti a base di carne animale. Sono state condivise online diverse versioni del video e tutte sostenevano di provenire dalla città cinese di Wuhan, luogo di origine del nuovo virus. Il video è stato originariamente caricato nel luglio 2019, ed è stato girato nel mercato di Langowan in Indonesia. Tuttavia, il video è stato ampiamente condiviso online perché faceva leva sui sentimenti e sui preconcetti anti-cinesi delle persone. 

6. Contenuto manipolato

Il contenuto manipolato è ottenuto alterando una fonte autentica. In questo caso il contenuto non è completamente inventato o costruito, ma manipolato per cambiare la prospettiva. Il più delle volte questo avviene con le fotografie e le immagini. Questo tipo di manipolazione si basa sul fatto che la maggior parte di noi osserva le immagini mentre sfoglia velocemente i contenuti sui piccoli schermi del cellulare. Quindi il contenuto non deve essere necessariamente sofisticato o perfetto. Basta che si adatti al tema in maniera sufficientemente efficace da farlo “sembrare reale” nei 2 o 3 secondi necessari alle persone per scegliere se condividerlo o meno. 

La visita sino-sudanese

Il 3 febbraio 2020, il ministro degli esteri sudanese e l’ambasciatore cinese in Sudan si sono incontrati per discutere dell’epidemia di coronavirus in corso. 

Nelle settimane successive, le fotografie di quell’incontro sono state ritoccate mostrando il ministro sudanese che indossava una mascherina. Le immagini sono state ampiamente condivise sui social media, con commenti del tipo “gli africani non vogliono correre rischi con i cinesi”. 

7. Fabricated content

Il contenuto modificato è tutto ciò che è falso al 100%. Si posiziona alla fine della gamma e costituisce l’unico contenuto che possiamo davvero definire “falso”. Rientrano in questa categoria i video inscenati, nonché i siti web e i documenti completamente inventati. 

In alcuni casi, si parla anche di “media sintetici” o “deepfakes”. “Media sintetici” è un termine che si riferisce a mezzi di comunicazione creati utilizzando l’intelligenza artificiale.  Sintetizzando o combinando diversi elementi di video o audio esistenti, l’intelligenza artificiale può creare con relativa facilità contenuti “nuovi”, in cui gli individui sembrano dire o fare cose che non sono mai realmente state dette o accadute. 

In questo video del 2018, il comico Jordan Peele utilizza la tecnologia IA per far sembrare che Barack Obama stia parlando alla telecamera. Questa tecnologia non è nuova ed è stata utilizzata nel cinema per dare vita ai personaggi, da Gollum nella trilogia del Signore degli Anelli alla  giovane principessa Leia in Rogue One. Attualmente, questa tecnologia è usata più ampiamente per creare  pornografia non consensuale e persino nella realizzazione di avatar a corpo intero per permettere alle persone di controllare ogni aspetto del corpo umano. 

Al momento i media sintetici sono ancora agli inizi.Ad esempio,  i volti sintetici si distinguono ancora a causa di piccoli errori e disequilibri. Tuttavia, è probabile che assisteremo a una diffusione di queste tecniche nelle campagne di disinformazione, man mano che diventeranno più sofisticate. Si sta lavorando per contrastare questa minaccia, e gli scienziati stanno sviluppando soluzioni per aiutarci a individuare questi tipi di “deepfake”,  ad esempio osservando la frequenza con cui le persone sbattono le palpebre nei video. 

I quattro temi principali dell’informazione errata sul coronavirus 

ntorno al coronavirus stanno emergendo quattro categorie distinte di informazione errata. Si stanno diffondendo attraverso i social media e le applicazioni di messaggistica chiusa con modalità simili a quelle del virus stesso, colpendo ogni paese man mano che la crisi cresce. 

I quattro principali tipi di informazione errata sono: 

  1. Cospirazioni sulla provenienza del virus
  2. Informazioni errate su come il virus si diffonde
  3. Informazioni false e fuorvianti sui sintomi e sul trattamento 
  4. Dicerie su come le autorità e le persone stanno affrontando la situazione 

Da dove proviene il virus

Le informazioni errate prosperano quando non ci sono fatti comprovati. È nella natura umana cercare di dare un senso alle nuove informazioni sulla base di ciò che già conosciamo. Quindi, quando le autorità cinesi a dicembre hanno segnalato all’OMS un nuovo ceppo di coronavirus, gli utenti dei social media hanno colmato la mancanza di informazioni con le loro teorie sulla sua provenienza.

Secondo i teorici dei complotti, è stato creato in un laboratorio dal fondatore di Microsoft, Bill Gates, nell’ambito di un programma globale per ridurre la popolazione. O dal governo cinese come arma contro gli Stati Uniti. Oppure dagli Stati Uniti come arma contro la Cina.

Una delle falsità più dannose è emersa attraverso un video di un mercato indonesiano, pubblicato online nel giugno 2019. Il video è scioccante perché mostra una varietà di animali selvatici, tra cui pipistrelli, ratti e gatti, cotti e pronti da mangiare.

Questo video mostra la sezione dove si vendono pipistrelli nel mercato di  #Wuhan? No, questo video è stato girato in #Indonesia e non ha nulla a che vedere con il #coronavirus #CoronaVirusFacts https://t.co/GzDDNgJyO8 pic.twitter.com/NK4nTsXoY0

— The Observers (@Observers) 4 febbraio 2020

Dozens of YouTubers took the clip and removed the first few seconds which named the true location (Langowan, on the Indonesian island of Sulawesi) and added “WUHAN MARKET”.

Decine di YouTuber hanno usato il filmato eliminando i primi secondi che indicavano la vera località (Langowan, sull’isola indonesiana di Sulawesi) e aggiungendoci “MERCATO DI WUHAN”. 

Come molte delle dicerie, anche questa si basava su un nucleo di verità. Il mercato del pesce di Wuhan, nel quale si potevano reperire una grande varietà di animali, è stato chiuso il 1° gennaio e il governo cinese ha vietato la vendita e il consumo di animali selvatici alla fine di febbraio, in risposta diretta al coronavirus.

Come si diffonde

SOURCE: World Health Organisation

Molte false affermazioni affondano le loro radici nei sentimenti reali della confusione e della paura. I social media fanno leva sulle emozioni, e nella crisi del coronavirus, molti utenti stanno condividendo informazioni e consigli che ritengono utili in cambio di “Mi piace” e condivisioni.

Ciò vale soprattutto per le caratteristiche che rendono contagioso il virus. Il sito web dell’OMS è pieno di informazioni che screditano le false affermazioni, tra cui quelle secondo cui il clima caldo o freddo uccide il coronavirus (non è vero), le zanzare possono trasmettere la malattia (non è vero) e una lampada a raggi ultravioletti può sterilizzare la pelle (non è così, ma può ustionarla).

Riportando un altro esempio, si sono viste notizie secondo cui il “paziente zero” in Italia era un lavoratore immigrato che si era rifiutato di auto-isolarsi dopo essere risultato positivo al test. Ancora una volta, questo contiene un nucleo di verità. Un fattorino è stato multato per tale motivo, ma  non ci sono prove che abbia introdotto il virus nel paese. Circolano anche molte altre voci maligne su come le persone stanno diffondendo il virus.

In un altro contesto, il progetto WorldPop dell’Università di Southampton ha pubblicato a febbraio uno studio che stima la quantità di persone che potrebbero aver lasciato Wuhan prima che la regione fosse messa in quarantena. Nel twittare il link allo studio, è stata associata però un’immagine che illustrava le rotte del traffico aereo globale e i viaggi effettuati durante tutto il 2011. Questa “terrificante mappa” è stata poi pubblicata da varie testate giornalistiche australiane e britanniche senza essere verificata. Anche se il progetto WorldPop ha cancellato successivamente il tweet fuorviante, il danno era ormai fatto.

Sintomi e trattamento

I cattivi consigli sui trattamenti e le cure sono di gran lunga la forma più comune di informazione errata, e possono avere gravi conseguenze. Possono impedire alle persone di ricevere cure adeguate e, nel peggiore dei casi, causare vittime. In Iran, dove l’alcol è illegale e migliaia di persone sono state infettate, secondo i media iraniani, 44 persone sono morte e centinaia sono state ricoverate in ospedale dopo aver bevuto alcolici fatti in casa per proteggersi dalla malattia.

Abbiamo anche assistito a ipotesi fantasiose sui sintomi, nel tentativo degli utenti dei social media di rassicurarsi. Una lista di controlli e sintomi si è diffusa in tutto il mondo all’inizio di marzo. A seconda del luogo in cui veniva diffusa, tale lista è stata attribuita a esperti taiwanesi, medici giapponesi, Unicef, CDC, Stanford Hospital Board e al compagno di scuola del mittente che aveva un master e lavorava a Shenzen. Il messaggio suggeriva che le bevande calde e il calore uccidevano il virus e che trattenendo il respiro per 10 secondi ogni mattina si poteva verificare se si era infetti. Nessuna di queste affermazioni è stata confermata.

Nell’esempio forse più famoso fino ad oggi, il presidente Trump avrebbe affermato in una conferenza stampa che l’idrossiclorochina, usata nei trattamenti per la malaria, sarebbe in grado di curare il Covid-19. Se da un lato sono in corso studi clinici controllati e randomizzati per testare l’efficacia del farmaco, dall’altro, a causa della confusione riguardo la sua efficacia, ci sono segnalazioni di carenze del farmaco dovute al tentativo delle persone di accumularne delle scorte. Secondo Banner Health, purtroppo, c’è stata inoltre confusione sul nome del farmaco e questo ha causato il ricovero in ospedale, due giorni dopo la conferenza stampa, di una coppia dell’Arizona sulla sessantina in seguito all’assunzione di fosfato di clorochina. Il marito è  deceduto in ospedale e la moglie ha riferito alla NBC che avevano visto la conferenza stampa.

Le dicerie variano da quelle molto serie, come descritto sopra, a superstizioni innocue su cibo e rimedi casalinghi ritenuti potenzialmente utili. In definitiva, la gente deve rendersi conto dell’importanza di non condividere alcuna informazione, per quanto frivola, a meno che non provenga da una fonte primaria, e nella quasi totalità dei casi, la fonte deve essere un esperto in campo medico.

Come rispondono le autorità e le persone

Sia la pandemia che l’infodemia sono ormai globali. Il pubblico in rete sui social media condivide contenuti oltre confine, nel tentativo di allertarsi l’un l’altro su quello che sta per succedere. 

Le foto di scaffali vuoti e di persone in preda al panico che comprano carta igienica erano già in circolazione all’inizio dell’anno, quando le persone in Cina e a Hong Kong hanno reagito al coronavirus. Un vecchio video del 2011 di una svendita di un supermercato è stato  nuovamente condiviso e attribuito agli acquisti effettuati in conseguenza del panico in varie città del Regno Unito, della Spagna e del Belgio. Immagini di scaffali vuoti nei supermercati americani risalenti al 2018 sono state utilizzate per mostrare la gente che faceva scorte di viveri in Sri Lanka, mentre vecchi filmati trasmessi in Messico mostravano i saccheggi avvenuti in Turchia. Esempi come questi diffondono il panico da un paese all’altro. 

Le voci su come i diversi governi stanno reagendo alla pandemia, e quindi su ciò che potrebbe verificarsi, circolano ampiamente e su grande scala. Le regole cambiano da paese a paese, e anche da regione a regione. 

Con le nuove misure governative arriva un’epidemia di immagini distorte a sostegno della tesi secondo cui  la polizia starebbe impiegando la mano pesante con le persone che escono, o l’esercito starebbe pattugliando le strade per far rispettare la legge marziale. 

Non aiuta il fatto che a volte le istruzioni date dai governi non sono chiare e la gente non riceve risposta ad alcune domande lecite, come ad esempio se sia possibile visitare i parenti o se sia necessario un permesso per uscire a portare a spasso il cane.

Di recente nel Regno Unito sono circolati falsi screenshot contenenti testi che sostenevano che il governo stesse sorvegliando le persone utilizzando i dati di localizzazione ricavati dai loro cellulari. Queste dicerie false affermano che chi esce più di una volta riceve un messaggio di testo contenente una multa. Di nuovo, si tratta di una notizia che possiede un nucleo di verità; il governo britannico ha inviato infatti un messaggio a ogni persona nel Regno Unito invitandola a non uscire di casa se non per gli spostamenti indispensabili. 

Man mano che le informazioni errate si diffondono in tutto il mondo, le quattro principali tematiche della cattiva informazione rimangono le seguenti: le origini del virus, le modalità di diffusione, i sintomi e le terapie, e la risposta dei governi. 

Le dieci caratteristiche della misinformazione sul coronavirus

 

Monitoraggio

Come pensare alle parole chiave

Le ricerche intelligenti consentono di scartare le chiacchiere dei social media individuando precisi frammenti di informazioni basati su parole chiave. Quando si cerca un contenuto degno di nota online, bisogna sapere esattamente cosa si sta cercando e possedere le competenze necessarie per trovarlo. La soluzione è rappresentata dall’utilizzo delle parole chiave appropriate per effettuare la ricerca nei posti adeguati. Quando si pensa alle parole chiave è necessario:

  • Considerare il modo in cui le persone parlano (ad esempio, utilizzando parolacce, commettendo errori di ortografia, o con espressioni gergali, ecc.).
  • Collegare le parole chiave utilizzando la ricerca booleana.
  • Includere termini in prima persona (mio, sono, io, me) per trovare i contenuti di testimoni oculari.
  • Immaginare le piattaforme come fonti. Considerare che conversazioni diverse avvengono in comunità diverse. 
  • Ricordare che le parole chiave si evolvono.

Come comporre una query di ricerca booleana di base

Ecco gli ambiti in cui le query di ricerca booleane sono utili. Queste sequenze di parole permettono di saltare le solite chiacchiere dei social media trasformando una ricerca predefinita in una ricerca specifica e polivalente per trovare frammenti di informazioni più precise.

In questa guida rapida, esaminiamo le nozioni di base per individuare ciò che è necessario sapere per eseguire un’efficace raccolta di notizie sui social media.

Le ricerche booleane consentono di definire esattamente ciò che si vuole cercare. Per esempio, supponiamo che stia cercando delle notizie di un evento di cronaca, quale l’incendio di Notre Dame. Vorresti cercare Notre Dame, ma non desideri ricevere risultati sul film della Disney.

Una ricerca booleana ti permetterà di includere i risultati che citano “Notre Dame”, ma escluderà quelli sul film Disney al fine di affinare i risultati della tua ricerca e trovare le informazioni che cerchi.

Questo è realizzabile con gli “operatori logici”, che permettono di combinare più parole chiave. Ci sono tre operatori per le ricerche di base: AND, OR e NOT.

AND

AND permette di restringere la ricerca per recuperare solo i risultati che combinano due o più termini. Per esempio, potresti voler cercare “Notre Dame” e incendio.

OR

OR consente di ampliare la ricerca per recuperare i risultati che collegano due o più termini simili. Questo può essere utile per gli errori di ortografia e gli errori di battitura.
Nel caso di Notre Dame, si potrebbe cercare “Notre Dame” OR “Notre Dam”. In questo modo si otterranno tutti i risultati che contengono l’una o l’altra frase.

Punti chiave:

  • Gli operatori (AND, OR) devono essere scritti in maiuscolo, altrimenti non funzionano
  • Se si cercano frasi (espressioni composte da più parole), bisogna metterle tra virgolette (ad esempio, “vaccino contro il coronavirus”)
  • Non sarà possibile trovare informazioni che sono state rese private da un utente

Come aggiungere complessità alla ricerca

Raggruppare le sezioni è molto utile per ricerche lunghe e complicate. Riduce il rischio di interruzione della ricerca ed è più semplice da gestire. Questo approccio è noto anche come “nesting” (nidificazione) e consente di cercare contemporaneamente diverse varianti dei termini di ricerca. Per raggruppare parti di una ricerca, è sufficiente utilizzare le parentesi.

Ad esempio, se si cercano vari hashtag con errori di ortografia relativi al coronavirus è necessario scrivere:

(coronavirus OR caronavirus OR epidemiacoronavirus OR coronoavirus)

Le parti della ricerca che sono tra parentesi saranno considerate prioritarie dalla banca dati o dal motore di ricerca per recuperare un insieme più ampio di risultati.

Esempi di query di ricerca booleana per il monitoraggio del coronavirus

Ecco alcuni esempi di ricerche booleane che il team di First Draft sta utilizzando per monitorare i problemi relativi al coronavirus. Ti consigliamo di aggiungere alcune parole chiave specifiche relative alla tua area o al tuo pubblico.

Termini generali per il Covid

Nota: ci teniamo a precisare che la presenza di alcuni termini di ricerca nella lista che proponiamo è dovuta alla loro prevalenza sulle piattaforme sociali, non appoggiamo assolutamente la terminologia razzista.

coronavirus OR COVID-19 OR covid OR Sars-Cov-2 OR “corona virus” OR “influenza cinese” OR “influenza di wuhan” OR “virus di wuhan” OR “virus della Cina” OR “virus della Cina OR caronavirus” OR coronovirus

Elezioni e Covid

(coronavirus OR COVID-19 OR covid OR Sars-Cov-2 OR “corona virus” OR “influenza cinese” OR “influenza di wuhan” OR “virus cinese” OR “viruscinese OR caronavirus) AND (votazione OR elettore OR voto OR voti OR elettori OR elezioni OR primario OR primarie OR seggi OR “seggi elettorali” OR “luogo dei seggi” OR scheda elettorale OR schede elettorali)

Censimento e Covid

Nota: questa ricerca contiene un operatore di prossimità, che riporta i risultati solo se le parole sono vicine l’una all’altra. Gli elementi da utilizzare per eseguire una ricerca di prossimità sono diversi a seconda del motore di ricerca. Gli elementi del testo che abbiamo usato qui di seguito sono specifici per una ricerca con Google.

(coronavirus OR COVID-19 OR covid OR Sars-Cov-2 OR “corona virus” OR “influenza cinese” OR “influenza di wuhan” OR “virus cinese” OR “viruscinese” OR caronavirus) AND (censimento OR questionario OR porta AROUND(3) bussare OR porta AROUND(3) bussano OR porta AROUND(3) bussa)

Domande sul Covid

Nota: questa ricerca riporterà probabilmente dei falsi positivi, ma si è comunque rivelata interessante per il team di First Draft:

(coronavirus OR COVID-19 OR covid OR Sars-Cov-2 OR “corona virus” OR “influenza cinese” OR “influenza di wuhan” OR “virus di wuhan” OR “virus cinese” OR “viruscinese OR caronavirus” AND (“Ho una domanda” OR “dovrei” OR “posso” OR “cosa succede se”)

Monitoraggio attraverso le liste di Twitter

La  funzione liste di Twitter è un ottimo modo per raccogliere e monitorare gli account Twitter di interesse. 

Le liste di Twitter permettono di:

  • Monitorare gruppi di account, organizzazioni per argomento, ecc.
  • Visualizzare il contenuto di un account senza seguirlo
  • Seguire o iscriversi alle liste di altre persone
  • Condividere liste di account utili con i colleghi

Come trovare le liste di Twitter su Twitter.com

1. Per creare una lista, per prima cosa bisogna accedere al proprio account di Twitter e cliccare sull’icona del pannello di sinistra che si presenta come un documento con poche righe di testo.  

Source: Twitter.com/WHO

2. Potrete quindi vedere una schermata con tutte le liste che avete creato, a cui siete iscritti o di cui siete membri. Nell’angolo in alto a destra, noterete la stessa icona, ma questa volta accompagnata dal segno più — cliccateci sopra!

3. A questo punto potrete dare alla vostra lista un nome e una descrizione. Inoltre potrete scegliere di rendere la vostra lista privata (visualizzabile solo da voi), o pubblica (visibile nel vostro profilo e ricercabile). 

4. Una volta compilate le caselle, cliccate su Avanti e verrà visualizzata una barra di ricerca dove potrete digitare i nomi degli account per iniziare ad aggiungerli alla vostra lista. 

5. In alternativa, se navigate su Twitter e trovate un account che vorreste aggiungere a una lista esistente, cliccate sui tre punti accanto al pulsante “segui” del suo profilo e scegliete “aggiungi a/rimuovi da liste”. 

6. Una volta creata una lista, è possibile fare clic su di essa per visualizzare un feed composto unicamente da contenuti twittati o ritwittati dai membri della lista. 

Come cercare le liste di Twitter su Google

Ci sono moltissime liste di Twitter disponibili al pubblico che potrebbero essere utili per il tuo lavoro. Per trovarle, seleziona l’opzione “Visualizza liste” in “aggiungi/rimuovi da liste”, come visualizzato nell’immagine qui sopra. 

SOURCE: google.com

Non esiste un modo predefinito per la ricerca suddivisa per argomento delle liste di Twitter, ma è possibile utilizzare questa scorciatoia di Google per trovare le liste pubbliche di Twitter; site:twitter.com/*/lists “termine di ricerca”.

Visualizzazione delle liste di Twitter su Tweetdeck

Tweetdeck è uno strumento gratuito ampiamente utilizzato da giornalisti e ricercatori per monitorare e raccogliere informazioni su Twitter.

Nell’interfaccia Tweetdeck è possibile monitorare più colonne con contenuti diversi in un unico luogo. Le colonne possono essere composte da liste di Twitter, utenti, ricerche per parole chiave, menzioni, mi piace e altro ancora. 

Nell’esempio che segue, vogliamo monitorare una lista (politici NH), una ricerca per parole chiave e un utente (il governatore Chris Sununu). Per accedere a Tweetdeck è sufficiente possedere un account in Twitter. È sufficiente effettuare il login con le credenziali di Twitter, cliccare sull’opzione alla sinistra “Aggiungi colonna”, scegliere ciò che si desidera esaminare e iniziare il monitoraggio.

Come copiare le liste di Twitter

Twitter List Copy, creato da uno studente neolaureato è un modo utile per copiare le liste degli account di altri utenti.

SOURCE: Twitter Copy List

Accedi al tuo account Twitter sul sito e inserisci l’handle del proprietario della lista di Twitter che vuoi copiare.

Il menu a tendina fornisce tutte le liste create sull’account. Devi solo selezionare quella che vuoi copiare. Lo strumento permette la copia in una delle liste di Twitter che già possiedi, quindi è consigliabile creare una lista vuota con il nome che intendi utilizzare prima di visitare questo sito web.

Crowdtangle offre Live Display per ogni paese

CrowdTangle è uno strumento di analisi dei social di proprietà di Facebook. È necessario registrarsi per avere accesso ai portali principali, ma il servizio Public Live Display è aperto a tutti. Si tratta di un servizio di visualizzazione rapida di come le informazioni sul coronavirus vengono diffuse sui social media. 

I Public Live Display sono organizzati per regione e paese e mostrano i contenuti dei media locali, le pagine regionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle agenzie governative e dei politici locali, nonché le discussioni sui social media di Facebook, Instagram e Reddit. 

Ogni Public Live Display mostra i post correlati al Covid-19 in tempo reale, ordinati per parola chiave, con pagine pubbliche e account per ogni regione.

Vuoi sapere quali sono i contenuti sul coronavirus che sono di tendenza nel tuo paese su Facebook? @Crowdtangle ha lanciato i Live Display disponibili al pubblico. Non serve un account per usarli: https://t.co/9iJDltb22C

— Johanna Wild (@Johanna_Wild) 25 marzo 2020

Utilizzo dei feed RSS per rimanere aggiornati

RSS, o Really Simple Syndication, è  un modo semplice per ottenere nuovi contenuti dai siti web o blog di interesse, tutto in un unico feed. Anziché controllare più siti ogni giorno, è sufficiente installare un lettore RSS e ricevere comodamente i contenuti aggiornati. 

Registrazione a Feedly

Sono disponibili varie applicazioni di lettura RSS, ma ti raccomandiamo  Feedly per la sua facilità d’uso. Per prima cosa, è necessario registrarsi come utenti Feedly. Una volta creato un account, puoi iniziare a creare i feed RSS, organizzandoli in base alle tue esigenze. Puoi scegliere di creare feed diversi per argomenti diversi o crearne per determinate fonti, come ad esempio le autorità governative o i siti di notizie. Quello che sceglierai di includere nei tuoi feed dipende solo da te. 

SOURCE: Feedly

Impostazione dei feed

Per impostare un feed RSS, vai su Feedly e clicca su “crea un feed”. Ti verrà chiesto di dare un titolo al nuovo feed e successivamente potrai iniziare a compilarlo con quello che vuoi tracciare. Feedly consente di inserire un sito web, una parola chiave o un link RSS specifico. 

Seguire un sito web 

Se vuoi vedere tutti i nuovi contenuti di un sito web sul tuo feed, scegli il sito di tuo interesse, clicca sul pulsante “Segui”, e aggiungilo al relativo feed. 

SOURCE: Feedly

Seguire una parola chiave o una frase 

Le parole chiave funzionano in modo molto simile agli avvisi di Google, quindi puoi scegliere questa opzione se desideri che tutte le citazioni di una parola chiave o di un insieme di parole chiave vengano inviate al tuo feed. Se ti interessa una frase specifica, assicurati di inserirla usando le virgolette. 

È inoltre possibile utilizzare gli avvisi relativi alle parole chiave per monitorare le citazioni di una pubblicazione, di una persona o di un argomento, indipendentemente dal sito web che lo ha pubblicato. 

Seguire un link RSS

Se un sito web di tuo interesse non compare su Feedly, ma sai che dispone di RSS, puoi aggiungere /RSS alla fine dell’URL del sito di tuo interesse e inserire questo link nella sezione relativa ai feed RSS personalizzati di Feedly. 

Individuare schemi e modelli

Non abbiamo mai avuto una storia globale in cui la stessa disinformazione viaggiasse oltre confine in tempo reale. Durante le elezioni vediamo che vengono utilizzate sempre le stesse tecniche. Ad esempio, in quasi tutti i paesi è stato usato il trucco di far circolare informazioni con una data di voto sbagliata. Una volta che i malintenzionati sanno che qualcosa funziona, è più facile riutilizzare la stessa idea che ricominciare da zero e rischiare il fallimento. Lo stesso sta succedendo con il coronavirus. Continuiamo a vedere gli stessi schemi di storie e gli stessi tipi di contenuti che viaggiano da un paese all’altro perché le persone condividono le informazioni, che diventano così “modelli” da replicare in lingue e piattaforme diverse.

Mentre questi esempi di “modelli” si trovano su tutte le piattaforme, durante questa pandemia di coronavirus, vediamo molti di questi modelli tagliati e incollati su applicazioni di messaggistica chiuse e gruppi di Facebook. Quindi è difficile farsi un’idea della portata di questi messaggi, ma noi vediamo molte persone che segnalano parole e immagini simili.

Il problema è che quasi tutte queste informazioni sono ancorate a un nucleo di verità, il che le fa diffondere più velocemente, poiché è più difficile determinare quale parte dell’informazione sia falsa. Che si tratti di truffe, bufale o dello stesso video condiviso con lo stesso contesto sbagliato (ma tradotto), è necessario prestare molta attenzione. 

Lockdowns

In tutto il mondo si sta diffondendo la preoccupazione per imminenti isolamenti, le quarantene nazionali e l’applicazione della legge marziale in seguito agli annunci di vari ordini di rimanere a casa o di trovare riparo. Paesi diversi hanno regole diverse, e a volte anche città diverse hanno approvato ordinanze diverse in tempi diversi. Questo si aggiunge alla confusione generale e il risultato è che le persone condividono le informazioni per assicurarsi che i loro cari siano al sicuro e preparati. 

Ad esempio, diversi canali e gruppi Telegram hanno condiviso clip di carri armati su treni, Humvee e altri veicoli militari che attraversano città e paesi. Un video, condiviso con un popolare canale Telegram che ha migliaia di iscritti, ha dichiarato di avere una registrazione dell'”esercito che entra a New York”. Tuttavia, il creatore del video diceva di essere al FedExField, che si trova a Washington, D.C.

Abbiamo visto lo stesso tipo di video verso la metà di marzo condiviso sui social media in Irlanda nel Regno Unito: presunti carri armati per strada, blocchi stradali da parte della polizia e dell’esercito. I video erano quasi tutti più vecchi e ricondivisi online fuori contesto, oppure erano immagini di incidenti stradali in cui era arrivata la polizia. Ma poiché si inseriscono in diverse narrazioni online di ciò che accadeva in altri paesi, le persone li ricondividevano per avvertirsi reciprocamente di ciò che poteva esserci all’orizzonte. 

Poiché le persone cercano di proteggersi a vicenda, ci sono versioni simili di dicerie sull’isolamento che invitano le persone a prepararsi facendo scorte. 

Tuttavia, questi messaggi trascurano informazioni essenziali e fanno leva sulle paure della gente. La realtà per molte città in lockdown è che molti negozi essenziali sono ancora aperti, la gente può uscire per fare esercizio fisico o comprare cibo, e i messaggi che invitano a prepararsi alimentano gli acquisti dettati dal panico. 

Su Facebook, un post virale di un’influencer di make-up italiana ha raccontato a due milioni di follower che gli americani stavano correndo a comprare armi a New York e in altre grandi aree metropolitane e che lei è “fuggita” dalla città temendo per la sua sicurezza.

Mentre i paesi e le città di tutto il mondo adottano le proprie misure, online assistiamo sempre allo stesso tipo di reazione. La gente si preoccupa di come rimanere al sicuro e preparata. 

A volte la confusione si crea nel vuoto informativo tra il momento in cui le persone si accorgono di ciò che accade intorno a loro e il tempo necessario ai governi e alle istituzioni per spiegare ciò che sta accadendo. 

A social post online reporting the presence of military airplanes at London City Airport on March 25th, 2020. A twitter post by the UK’s Army in London explaining the presence of military vehicles on the street on March 27th, 2020.

Se vedi qualcosa che sembra sospetto, inseriscilo in un motore di ricerca. È molto probabile che lo stesso contenuto sia stato sfatato da una verifica dei fatti o da una redazione in un’altra parte del mondo. Buzzfeed ha un elenco molto completo di bufale e dicerie che puoi trovare qui. 

L’etica del monitoraggio dei gruppi chiusi

Con il diffondersi della pandemia in tutto il mondo, vediamo molte conversazioni relative al virus che si spostano su gruppi e canali di messaggistica privati. Questo può essere dovuto al fatto che le persone si sentono a disagio nel condividere informazioni in spazi pubblici in questo momento, o forse preferiscono affidarsi a fonti conosciute e fidate, man mano che paura e panico aumentano.

Una delle conseguenze di questo cambiamento è che circolano dicerie in spazi impossibili da rintracciare e molti di questi spazi sono accessibili solo su invito o hanno un sistema di crittografia end-to-end, quindi nemmeno le aziende sanno cosa viene condiviso.

Tuttavia, è nell’interesse pubblico che i giornalisti, chi verifica i fatti e i funzionari della ricerca e della sanità pubblica entrino in questi spazi per capire quali dicerie circolano in modo da poterle sfatare? Quali sono le considerazioni etiche per chi segnala il materiale che si trova in questi spazi?

Il monitoraggio dei contenuti negli spazi chiusi presenta difficoltà etiche, di sicurezza e persino legali, come delineato dalla Guida essenziale sui gruppi chiusi di First Draft. Ecco un riassunto più breve basato su alcune delle questioni chiave che i giornalisti dovrebbero prendere in considerazione:

Ti serve essere in un gruppo privato per fare ricerca e giornalismo sul coronavirus?

Prima di entrare a far parte di un gruppo chiuso, prova a cercare le informazioni in spazi aperti online come le pagine di Facebook.

Che obiettivo ti prefiggi?

Sei alla ricerca di dicerie su cure e trattamenti, di fonti provenienti da un ospedale locale o di informazioni a livello statale? Ciò di cui hai bisogno per il tuo pezzo determinerà il tipo di informazioni da cercare e a quali canali o gruppi aderire.

Quante delle tue informazioni personali rivelerai?

Alcuni gruppi Telegram vogliono partecipanti, non persone che spiano, e alcuni gruppi Facebook hanno domande a cui bisogna rispondere prima di potersi iscrivere. Quante informazioni condividerai? 

Quanto condividerai da queste fonti private?

La gente cerca risposte perché ha paura. Se il gruppo chiede informazioni sui lockdown e i divieti di viaggio nazionali, e le risposte che vengono condivise creano panico e paura, come le condividerai pubblicamente? Prima di condividere screenshot, nomi di gruppi e identificatori personali, come i nomi utente, rifletti di nuovo sul tuo intento e se quella comunità non abbia un ragionevole diritto alla privacy. La pubblicazione o il rilascio di questi messaggi danneggerà la comunità che stai monitorando? 

Quali sono le dimensioni del gruppo chiuso a cui vuoi aderire?

Facebook, WhatsApp, Discord, WeChat e Telegram hanno gruppi e canali di varie dimensioni. La quantità di contenuti condivisi dipende più dal numero di utenti attivi che dal numero complessivo. Prima di entrare a farne parte, osserva la reattività del gruppo.

Se vuoi pubblicare una storia con le informazioni raccolte, dichiarerai apertamente la tua intenzione?

Prendi in considerazione come questo gruppo può reagire a un giornalista e quante informazioni che rivelano l’identità dei componenti del gruppo sei disposto a pubblicare.

Se riveli le tue intenzioni, c’è possibilità che tu riceva attenzioni indesiderate o abusi?

La guida essenziale di First Draft sulle applicazioni di messaggistica chiusa mostra che, per esempio, quando entrano in gruppi potenzialmente ostili, i giornalisti di colore e le donne possono ritrovarsi ad affrontare ulteriori problemi di sicurezza. Se decidi di entrare nel gruppo usando la tua vera identità, a chi rivelerai queste informazioni? Solo all’amministratore o all’intero gruppo?

Quanto condividerai dei tuoi processi e procedure di raccolta di notizie?

Rivelare la tua metodologia incoraggerà altri ad aderire a gruppi privati per fare un proprio “scoop” sulla disinformazione? Questo avrebbe un impatto negativo su queste comunità e porterebbe le persone a gruppi più riservati? Lascerai il gruppo dopo la pubblicazione o continuerai la tua inchiesta? 

Fondamentalmente, le persone cercano risposte ovunque riescano a trovarle. Da giornalisti, è importante che questi vuoti di dati siano riempiti di fatti e di informazioni aggiornate provenienti da fonti attendibili. La questione è come collegare i leader della comunità con informazioni di qualità, in modo che in questi spazi chiusi viaggino meno dicerie e falsità.

Fonti affidabili per le informazioni sul coronavirus

L’infodemia che accompagna l’epidemia di coronavirus sta rendendo difficile trovare fonti e linee guida affidabili quando servono. Sapere a chi rivolgersi per una consulenza credibile è fondamentale, quindi qui elencheremo alcune fonti affidabili.

Ricorda, non tutte le ricerche sono uguali. Solo perché dei dati sono presentati in un grafico o in una tabella, non significa che siano attendibili. 

Reuters ha esaminato gli studi scientifici pubblicati sul coronavirus dall’inizio dell’epidemia. Dei 153 che hanno identificato, 92 non sono stati sottoposti a peer-review (revisione paritaria) nonostante l’inclusione di alcune affermazioni piuttosto stravaganti e non verificate, come il collegamento del coronavirus all’HIV o la trasmissione da serpente a uomo. Il problema della “speed science”, come l’ha definita Reuters, è che le persone possono andare nel panico o prendere decisioni politiche sbagliate prima che i dati siano stati adeguatamente verificati.

FONTE: Reuters, 2020. Speed Science: i rischi di una rapida diffusione della ricerca sui coronavirus

Ecco alcuni dei migliori posti da consultare per consigli e aggiornamenti affidabili:

Dipartimenti e agenzie governative

Questi dipartimenti governativi forniscono aggiornamenti sul numero di casi di coronavirus, sulle attività governative, sulla consulenza sanitaria pubblica e sui contatti con i media:

INGO e ONG

Le seguenti organizzazioni non governative forniscono dati e linee guida globali e regionali sul coronavirus:

Istituzioni accademiche

Queste organizzazioni e istituzioni forniscono ricerche e dati sul coronavirus, oltre a commenti di esperti.

Il bisogno di scetticismo emotivo

Alle persone piace sentirsi legate a una “tribù”. Una tribù può essere composta da membri dello stesso partito politico, da genitori che non vaccinano i loro figli, da attivisti per il cambiamento climatico o da persone appartenenti a una certa religione, razza o etnia. Online, le persone tendono a comportarsi in conformità con l’identità della loro tribù e le emozioni hanno un ruolo importante, in particolare quando si tratta di condividere. 

I neuroscienziati sanno che abbiamo più probabilità di ricordare informazioni che fanno appello alle nostre emozioni: storie che ci fanno arrabbiare, rattristare, spaventare o ridere. Gli psicologi sociali stanno conducendo altri esperimenti per testare la questione emotiva e sembra che l’accresciuta emotività sia predittiva di una maggiore fiducia nelle informazioni false. Si potrebbe sostenere che l’intero pianeta stia attualmente vivendo un momento di “emotività accresciuta”.

Le storie false e ingannevoli si diffondono a macchia d’olio perché la gente le condivide. Le bugie possono essere molto coinvolgenti dal punto di vista emotivo e tendono anche a essere fondate sulla verità, piuttosto che essere interamente inventate. Vediamo sempre più spesso il contesto usato come arma: l’uso di contenuti veritieri, ma sottoposti a deformazione e riformulazione. Tutto ciò che possiede un nucleo di verità è di gran lunga più efficace in termini di persuasione e di coinvolgimento delle persone. 

A febbraio, una coppia australiana è stata messa in quarantena su una nave da crociera al largo delle coste giapponesi. Su Facebook, hanno radunato un gran numero di follower grazie ai loro aggiornamenti regolari e un giorno hanno dichiarato di aver ordinato del vino usando un drone. I giornalisti hanno iniziato a raccontare la storia e la gente l’ha condivisa, ma in seguito la coppia ha ammesso di averla postata come uno scherzo per i loro amici.

Può sembrare un esempio banale, ma un’insensata ricondivisione di affermazioni false può minare la fiducia generale. E per i giornalisti e le redazioni: se i lettori non possono fidarsi per le piccole cose, come possono fidarsi per quelle importanti? Quindi un certo grado di scetticismo emotivo è fondamentale. Non importa quanto tu sia ben addestrato nella verifica o nell’alfabetizzazione digitale, non importa se sei a sinistra o a destra dello spettro politico: gli esseri umani sono suscettibili alla cattiva informazione. In un periodo di crescente paura e incertezza, nessuno è immune ed è per questo che la consapevolezza di come un’informazione ti fa sentire è la lezione più importante da ricordare. Se un’affermazione ti fa venire voglia di urlare, gridare, piangere o comprare qualcosa immediatamente, vale la pena fermarsi un attimo e riprendere fiato.

 

Verifica

I 5 principi della verifica

L’attività di verifica può essere impegnativa, ma con un po’ di pratica e di perseveranza, e con l’uso di strumenti di indagine digitale unite a un po’ di creatività, può diventare più facile. Non esiste una ricetta per verificare i contenuti online o una serie di passaggi che funzionino ogni volta. Si tratta di fare le domande giuste e di trovare quante più risposte possibili. 

Che si tratti di un video di un testimone oculare, di un possibile deepfake o di un meme, i controlli di base da eseguire sono gli stessi. Più si sa di ogni principio, più efficace sarà la verifica.

    1. Provenienza: stai guardando il contenuto originale?
    2. Fonte: chi ha creato il contenuto originale?
    3. Data: quando è stato acquisito? 
    4. Luogo: dove è stato acquisito?
    5. Motivazione: perché è stato acquisito?

Stabilire un flusso di lavoro di verifica

Ora che sai quali domande porre, ecco tre passaggi chiave per qualsiasi flusso di lavoro di verifica: 

    1. Documentare tutto. È facile perdere informazioni cruciali. La documentazione è importante anche per la trasparenza della verifica. Fai degli screenshot o utilizza un servizio di backup come Wayback Machine. 
    2. Preparare un toolkit. Conserva gli elenchi degli strumenti, segnalali e condividili con i colleghi. Non perdere tempo a cercare di ricordare come si chiama il sito che fa reverse image search. Abbiamo un Toolkit di verifica di base che puoi inserire tra i tuoi preferiti. 
    3. Non dimenticare di usare il telefono. Il buon vecchio giornalismo analogico a volte è il modo più veloce per fare una verifica. 

La verifica è vitale, ma attenzione a non perderti: spesso la verifica richiede pochi minuti, ma a volte può condurre lungo un tunnel senza fine. Sappi quando è il momento di interrompere l’inseguimento. 

Verifica delle immagini con la reverse image search

Un’immagine vale mille parole, e quando si tratta di cattiva informazione può valere anche mille bugie. Uno dei tipi più comuni di cattiva informazione che vediamo in First Draft si presenta così: fotografie o video autentici, che non sono stati affatto modificati, ma che vengono ricondivisi per adattarsi a una nuova narrazione.

Ma con pochi clic, è possibile verificare questi tipi di immagini quando sono condivise online e in gruppi di messaggistica. 

Proprio come si possono “googlare” fatti e affermazioni, si può chiedere a un motore di ricerca di cercare foto simili e persino mappe su internet per verificare se sono già state usate in precedenza per altre storie. Si chiama “reverse image search” e può essere effettuata con motori di ricerca come Google, Bing, il sito web russo Yandex o altri database come TinEye.

A gennaio, i post di Facebook che hanno ricevuto migliaia di condivisioni mostravano una fotografia (qui sotto) e dichiaravano che le persone nella foto erano vittime del coronavirus in Cina. Ma l’architettura che si scorge ha un aspetto molto europeo, il che potrebbe destare sospetti. Se prendiamo l’immagine, la inviamo a un motore di ricerca che effettua reverse image search e cerchiamo i luoghi precedenti in cui è stata pubblicata, troviamo l’originale del 2014. Si tratta di un’immagine, originariamente pubblicata da Reuters, di un progetto artistico effettuato a Francoforte, che vedeva la gente sdraiata per strada in ricordo delle vittime di un campo di concentramento nazista.

Una fotografia di un progetto artistico nel 2014 in Germania è stata condivisa su Facebook nel 2020 per affermare falsamente che le persone nella foto erano vittime del coronavirus in Cina. 

SOURCE: Kai Pfaffenbach Reuters

Ecco alcuni strumenti che puoi usare:

  • Desktop: il plugin di RevEye consente di cercare qualsiasi immagine su internet senza lasciare il browser.
  • Telefono: TinEye consente di fare la stessa cosa sul telefono

    L’intero processo richiede pochi secondi, ma è importante ricordarsi di controllare ogni volta che si vede qualcosa di scioccante o sorprendente.

Usare la geolocalizzazione per determinare dove è stata scattata una foto o un video

La maggior parte dei social network, quando si carica un post, un’immagine o un video, ti chiede dove ti trovi. Spesso ti aiuterà acquisendo la posizione GPS del telefono e suggerendoti la posizione, ma è possibile ignorare questo suggerimento. Ciò significa che ogni volta che vediamo un post sui social media, non possiamo fidarci della posizione indicata, quindi dobbiamo fare le nostre indagini.

Tutti noi abbiamo potenti capacità di osservazione, che, se combinate con un po’ di ricerca su Google, possono aiutarci a decidere rapidamente se una foto è ciò che dichiara di essere. Prendiamo come esempio il tweet dal New York Post qui di seguito. Si tratta del primo caso di diagnosi confermata di coronavirus a Manhattan. Alessandra Biaggi, una senatrice americana che rappresenta la zona, ha subito fatto notare che la fotografia utilizzata è stata scattata nel Queens. Come faceva a saperlo? 

In questo caso, possiamo usare la strada e memorizzare i cartelli nella foto per trovare lo stesso punto su una mappa. Cerca “Duane Reade” “Main Street” “New York” e ti verranno presentate tre opzioni.

FONTE: GOOGLE.COM

Flushing nel Queens è un buon punto di partenza in quanto è un quartiere molto vario. Andando in quella Main Street Duane Reade in Google Maps, è poi possibile posizionare l’omino giallo sulle strade per attivare la Street View. Da lì si possono vedere gli stessi edifici dalla stessa prospettiva del fotografo.

Se la foto è all’aperto, cerchiamo indizi nell’architettura, nella segnaletica stradale, in cosa indossano le persone, su quale lato della strada guidano le auto, i nomi dei negozi, ecc. Cosa puoi cercare e verificare? Puoi cercare i negozi? Riesci a trovare lo stesso punto su una mappa?

Se la foto è all’interno, guarda i tasselli, la lingua dei poster, il meteo e cosa trasmette la TV. 

Per mettere in pratica le tue capacità di osservazione, accetta la nostra sfida di osservazione interattiva. E se sei un professionista, prova la sfida di geolocalizzazione avanzata.

Verifica dei video con le miniature e InVID

Ogni volta che si carica un video su internet, si crea una miniatura, o screenshot, da mostrare come anteprima. Si può cambiare manualmente, ma la maggior parte delle persone non lo fa. Proprio come si può usare una reverse image search per scoprire se una fotografia è stata pubblicata in precedenza su internet, si possono usare le miniature per vedere se un video è stato precedentemente pubblicato online. 

Il video che mostra le persone sorprese a emettere flatulenze davanti delle telecamere termiche è stato realizzato originariamente nel 2016 
FONTE: Banana Factory

Ad esempio, si affermava che questo video, silenzioso ma letale, mostrasse delle persone sorprese a emettere flatulenze davanti alle telecamere termiche che monitoravano la temperatura di possibili pazienti affetti da coronavirus. Ma dopo aver fatto una reverse image search degli screenshot del video, si scopre che l’originale è un video scherzoso del 2016. Il video è stato creato da un gruppo online chiamato Banana Factory, che ha aggiunto le sgradevoli “nuvolette” tramite computer prima condividerlo su vari siti, tra cui LadBible e Reddit.

In tutto il mondo, i fact checker hanno verificato video che affermano falsamente di mostrare i sintomi o l’impatto del coronavirus dimostrando che si tratta di vecchi video ricondivisi con una nuova didascalia. Come ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, questo tipo di allarmismo può avere un impatto più pericoloso della malattia stessa, causando panico e prosciugando risorse che potrebbero essere meglio utilizzate per affrontare i problemi del mondo reale.

Utilizzando la reverse image search, è possibile prendere diverse miniature da qualsiasi video e controllare se è già stato pubblicato in precedenza su Internet. Il plugin di verifica video di InVID dispone di strumenti molto efficaci per verificare immagini e video e la sezione “Classroom” è piena di tutorial e altre cose utili. Quindi, prima di condividere quel filmato con i tuoi gruppi, controllane l’autenticità. 

Come verificare gli account utilizzando le tracce digitali

I social media sono attualmente pieni di persone che affermano di poter dare consigli medici affidabili. Ci sono modi per verificare se qualcuno è chi dice di essere grazie al suo profilo sui social media. Segui queste tecniche di base per la traccia digitale e la verifica delle fonti online: 

Un esempio e tre semplici regole da seguire

SOURCE: twitter.com

Esercitiamoci verificando il profilo Twitter di un professionista medico: Carole Henry. Carole ha twittato sul Covid-19, e la sua biografia dice che è un'”immunologa delle cellule B”.

Ma come possiamo essere sicuri delle sue credenziali? Il profilo non ci dà molte informazioni: non ha la spunta blu del “profilo verificato”, non ha un collegamento a un sito web professionale o accademico, si è iscritta a Twitter solo nel gennaio 2020 e ha solo 10 tweet.

Con un po’ di ricerca, possiamo imparare molto su di lei.

Regola n. 1: fare una reverse image search dell’immagine del profilo

Le reverse image search sono efficaci poiché forniscono molte informazioni in pochi secondi. Ti consigliamo di effettuare una reverse image search con l’estensione RevEye Reverse Image Search, che puoi scaricare per Google Chrome o Firefox.

Una volta installato RevEye, fai clic sull’immagine del profilo di Carole per ingrandirla. Successivamente, fai clic con il tasto destro del mouse sull’immagine, trova “Reverse Image Search” nel menu e seleziona “Google search”.

Nel browser dovrebbe comparire una nuova scheda. Se scorriamo verso il basso, c’è un’utile sezione intitolata “Pagine che contengono immagini corrispondenti”. Cerchiamo tra queste.

Uno dei primi risultati sembra un articolo della facoltà di medicina dell’Università di Chicago.
FONTE: University of Chicago

Scorrendo verso il basso, vediamo la stessa foto di Carole e una citazione che dice che è una borsista post-dottorato all’università. Sotto la foto, c’è scritto che si chiama “Carole Dunand”. Si tratta di un’informazione interessante che potremo utilizzare in seguito.

SOURCE: LinkedIn

I risultati della reverse image search ci portano anche a un profilo Linkedin in cui afferma di essere una scienziata dello staff dell’Università di Chicago con 10 anni di esperienza come immunologa.

Regola n. 2: controllare le fonti primarie

FONTE: Google.com

Ricorda la regola generale del giornalismo: controllare sempre le fonti primarie quando sono disponibili. In questo caso, se vogliamo confermare che Carole Henry è una scienziata dell’Università di Chicago, la fonte primaria sarebbe un elenco del personale dell’Università di Chicago. Una rapida ricerca su Google di “Carole Henry University of Chicago” porta a una pagina del “Wilson Lab”. La pagina ha un indirizzo web dell’Università di Chicago e la elenca anche come parte del personale.

Regola n. 3: trovare informazioni di contatto

FONTE: http://profiles.catalyst.harvard.edu/

È improbabile, ma c’è sempre la possibilità che il profilo originale di Twitter che abbiamo trovato sia solo qualcuno che si spaccia per Carole Henry dell’Università di Chicago. Per una verifica veramente approfondita, cerca le informazioni di contatto in modo da poter raggiungere la fonte.

Ricordi quell’altro nome che abbiamo trovato? “Carole Dunand”? Una ricerca su “Carole Dunand University of Chicago” porta direttamente a un altro elenco del personale, questa volta con il suo indirizzo e-mail.

Ecco alcune altre domande che ti aiuteranno a verificare gli account

  • Quando è stato creato l’account? 
  • Puoi trovare quella persona online da qualche altra parte?
  • Chi altri segue?
  • Ci sono altri account con lo stesso nome?
  • Riesci a trovare i dati di contatto?

Un caso di studio di verifica

Di seguito riportiamo un caso di studio che riguarda un video postato su Twitter che sostiene di mostrare un paziente italiano affetto da coronavirus in fuga da un ospedale. Applicando il nostro processo di verifica e i cinque principi (provenienza, fonte, data, luogo e motivazione), scopriremo che la clip in questione in realtà è molto diversa da quello che sembra.

 

Presentazione

Capire i punti di ribaltamento

Quando si vedono esempi di mis- e disinformazione, il primo impulso può essere quello di sfatare immediatamente le falsità, dire agli altri cosa sta succedendo e spiegare perché non sono vere. Ma denunciare la misinformazione può essere complicato. Il funzionamento del nostro cervello rende difficile ricordare ciò che è vero o falso. Le ricerche sperimentali dimostrano quanto sia facile per le persone sentirsi dire che una cosa è falsa, per poi dichiararla vera quando gli viene chiesto più tardi. Nella prossima sezione, esamineremo le best practice per scrivere i titoli e per spiegare che qualcosa è falso. Sfortunatamente, anche quando le segnalazioni sono fatte con buone intenzioni, possono aggiungere benzina al fuoco e dare maggiore esposizione a contenuti che altrimenti sarebbero potuti svanire. Capire il punto di ribaltamento è fondamentale per sapere quando è necessario sfatare. 

Il megafono dell’amplificazione

L’illustrazione sottostante è un promemoria visivo del modo in cui i contenuti falsi possono viaggiare per diverse piattaforme social. Possono farsi strada a partire da messaggi anonimi su bacheche come 4Chan passando per i canali di messaggistica privata su Telegram, WhatsApp e Twitter. Possono poi diffondersi a comunità di nicchia in spazi come Reddit e YouTube, e poi sulle piattaforme di social media più popolari. Da lì, possono essere visti dai giornalisti, che forniscono loro ossigeno supplementare, nonostante l’intento sia quello di sfatarli o segnalarne la falsità. 

Come hanno dichiarato Alice Marwick e Rebecca Lewis nel loro rapporto del 2017, Media Manipulation and Disinformation Online, “ai manipolatori, non importa se i media seguono una storia al fine di sfatarla o scartarla; l’importante è che, in primo luogo, la storia sia seguita”.

Anche la docente della Syracuse University Whitney Phillips ha scritto su come occuparsi di informazioni problematiche online. Il suo rapporto del 2018 su Data & Society, The Oxygen of Amplification: Better Practices for Reporting on Extremists, Antagonists, and Manipulators Online, spiega: 

“È già abbastanza problematico quando i cittadini contribuiscono alla diffusione di informazioni false, dannose o manipolatorie attraverso i social media. Diventa infinitamente più problematico quando i giornalisti, il cui lavoro può raggiungere milioni di persone, fanno lo stesso”. 

Il punto di ribaltamento

In tutti gli scenari, non c’è un modo perfetto di fare le cose. Il semplice atto di denuncia comporta sempre il rischio di amplificazione e le redazioni devono bilanciare l’interesse del pubblico per la storia con le possibili conseguenze nell’atto di seguirla. 

Il nostro lavoro suggerisce che c’è un punto di ribaltamento nell’atto di seguire la disinformazione. 

Una denuncia troppo precoce… La denuncia tardiva…

può aumentare le dicerie o i contenuti ingannevoli che altrimenti potrebbero svanire. 

fa sì che la falsità si diffonda in modo inarrestabile e diventi una “diceria zombie”.

Ecco alcuni concetti chiave da ricordare sui punti di ribaltamento:

  • Non esiste un solo punto di ribaltamento – Il punto di ribaltamento può essere misurato quando un contenuto esce da una comunità di nicchia e inizia a muoversi rapidamente su una piattaforma o passa su altre. Più tempo si passa a monitorare la disinformazione, più chiaro diventa il punto di ribaltamento; e questo è un altro motivo per cui le redazioni devono prendere sul serio la disinformazione. 
  • Misurare la diffusione – È il numero di persone che hanno visto o interagito con un contenuto. Può essere difficile da quantificare con i dati disponibili, che di solito sono solo condivisioni, mi piace, retweet, opinioni o commenti. Ma è importante provare a farlo. Anche le piccole comunità o le comunità di nicchia possono sembrare più significative online. Se un contenuto ha un engagement molto basso, potrebbe non valere la pena verificarlo o scriverne. 
  • La parola chiave è “collaborazione” – Capire il punto di ribaltamento può essere difficile, quindi potrebbe essere un’occasione per una collaborazione informale. Diverse redazioni possono confrontarsi sulla decisione se seguire o no una storia, però troppo spesso i giornalisti denunciano le dicerie per paura di farsi rubare lo “scoop” dalla concorrenza, il che è esattamente quello che vogliono gli agenti della disinformazione.

Alcune domande utili per determinare il punto di ribaltamento:

  1. Quanto engagement ha il contenuto?
  2. Il contenuto si sta spostando da una comunità all’altra?
  3. Il contenuto si muove su più piattaforme? 
  4. L’ha condiviso un influencer?
  5. Ne stanno scrivendo altri giornalisti e media?

    La determinazione del punto di ribaltamento non è una scienza esatta, ma per poter sfatare o denunciare una storia la cosa fondamentale è fermarsi un attimo e considerare quanto detto sopra. 

L’importanza dei titoli

I titoli sono incredibilmente importanti perché spesso sono l’unico testo dell’articolo che i lettori vedono. In uno studio del 2016, gli informatici della Columbia University e del Microsoft Research-Inria Joint Centre hanno stimato che il 59% dei link citati su Twitter non vengono affatto cliccati, confermando che le persone condividono gli articoli senza leggerli. 

Le redazioni che denunciano la disinformazione dovrebbero creare titoli in modo attento e preciso per evitare di amplificare le falsità, di usare un linguaggio accusatorio o di ridurre la fiducia.

Qui condivideremo alcune best practice per scrivere i titoli quando si denuncia la cattiva informazione, basate sul  Debunking Handbook degli psicologi John Cook e Stephan Lewandowsky e dei loro colleghi.

PROBLEMA

SOLUZIONE

Familiarity Backfire Effect (effetto contraccolpo dei temi familiari)
Ripetendo le falsità per correggerle e sfatarle si corre il pericolo di renderle più familiari e quindi più facilmente accettate come vere.
Concentrarsi sui fatti
Evitare di ripetere inutilmente una falsità mentre la si corregge. Ove possibile, avverti i lettori prima di ripeterla.
Overkill Backfire Effect (effetto contraccolpo dell’esagerazione)
Più facile è l’elaborazione delle informazioni, più è probabile che vengano accettate. Dare meno dettagli può rendere tutto più efficace.
Semplificare
Rendi i tuoi contenuti facili da elaborare, mantenendoli semplici, brevi e facili da leggere.
Usa immagini per illustrare cosa intendi.
Worldview Backfire Effect (effetto contraccolpo della visione del mondo)
Le persone elaborano le informazioni in modo prevenuto. Quando i debunk minacciano la visione del mondo delle persone, quelle particolarmente inquadrate nei loro schemi tendono a crederci ancora di più.
Evitare il ridicolo
Evita di ridicolizzare o fare commenti dispregiativi. Quando sfati una diceria, fallo in modi che siano meno minacciosi per la visione del mondo delle persone.
Mancanza di alternative
Etichettare qualcosa come falso, ma non fornire una spiegazione, spesso lascia le persone con domande. Se un debunker non risponde a queste domande, la gente continuerà ad affidarsi a informazioni sbagliate.
Fornire risposte
Rispondi a tutte le domande che potrebbero sorgere da un debunk.

Usare e condividere le immagini con attenzione

Le immagini sono estremamente potenti e devono essere usate con attenzione. È importante considerare attentamente qualsiasi foto o immagine, fornire un contesto e cercare di evitare immagini di repertorio che potrebbero alimentare stereotipi. 

Dobbiamo anche pensare molto attentamente al contesto, in particolare quando si tratta di incorporare i post dei social media che mostrano membri del pubblico. Un’immagine potrebbe essere stata pensata solo per un numero ristretto di persone e più viene amplificata e condivisa, più il contesto originale si perde. Anche le immagini utilizzate da testate giornalistiche credibili, accuratamente presentate nel contesto, possono ancora essere prese, utilizzate fuori contesto e diffuse in lungo e in largo.

Alimentare la xenofobia

Prima di usare, per esempio, una foto di una persona asiatica che indossa una mascherina chiediti se questa immagine è rilevante per la tua storia. I soggetti della storia sono asiatici? La tua storia parla dell’efficacia delle mascherine nell’impedire la diffusione del virus? L’Asian American Journalists Association ha pubblicato un’utile guida per evitare di alimentare la xenofobia e il razzismo nel giornalismo sul Covid-19. 

Causare il panico

Lo stesso vale per le immagini che potrebbero causare un eccessivo panico. L’uso di un’immagine di persone che indossano tute hazmat farebbe scattare l’allarme dei lettori? L’uso di un’immagine di un’ambulanza con una barella vuota in attesa di entrare in una casa creerebbe paura? Quando aumentano le preoccupazioni sull’impatto del virus, pensare all’impatto delle immagini dell’intestazione è importante.

Ecco alcune linee guida da seguire:

  • Evitare immagini che potrebbero aumentare il panico e utilizzare immagini che rafforzano i comportamenti che vogliamo vedere emulati
  • Evitare immagini che si basano su stereotipi.
  • Diffidare dell’inclusione di post e immagini provenienti dai social media che potrebbero avere un impatto significativo sulle persone coinvolte

Colmare i data void (vuoti di dati)

Michael Golebiewski e Danah Boyd, entrambi collegati a Microsoft Research, hanno usato per la prima volta il termine “data void” per descrivere le query di ricerca in cui “i dati pertinenti disponibili sono limitati, inesistenti o profondamente problematici”. 

Nelle situazioni di breaking news, scrivono Golebiewski e Danah Boyd di Microsoft Research e Data & Society, i lettori si imbattono in vuoti di dati quando “appare un’ondata di nuove ricerche che non sono state condotte in precedenza, poiché la gente usa nomi, hashtag o altre informazioni” per trovare le risposte. 

Le redazioni dovrebbero pensare alle domande sul Covid-19 o alle parole chiave che i lettori cercano, tentare di vedere chi sta creando contenuti in merito a queste domande e colmare i vuoti con contenuti di qualità. 

Questa è la controparte nell’uso di Google Trends per capire che cosa cerca la gente. Inverti il processo: quando le persone digitano le domande relative al coronavirus, cosa trovano?

È importante capire quali domande fanno i lettori sul Covid-19 e colmare i vuoti con il giornalismo di servizio. Ad esempio, qui di seguito c’è uno screenshot della pagina dei risultati di Google per la query “posso prendere il coronavirus dai pacchi?”.

I lettori che cercano la risposta troveranno alcune notizie sulla spesa di emergenza per il coronavirus del Senato degli Stati Uniti, che presumibilmente non è quello che cercano.

Utilizzo di Google Trends per trovare le domande che sono state poste

FONTE: trends.google.com

Google Trends consente di monitorare le ricerche pubbliche in tutto il mondo e vedere il tipo di informazioni e risposte che gli utenti stanno cercando. 

Google ha realizzato una dashboard dedicata alle tendenze che mostra informazioni e dati sui termini di ricerca relativi al coronavirus. Quello che le persone digitano nella barra di ricerca di Google ci dà un’idea delle informazioni di cui hanno bisogno, ciò che non è chiaro e quali sono le domande che necessitano di una risposta.

Ti consigliamo di fare alcune ricerche di confronto per avere un’idea dell’interesse rispetto ad una tematica. Confrontiamo, ad esempio, Kim Kardashian con il lockdown per il coronavirus. Ecco un’immagine che mette a confronto questi due argomenti di ricerca negli ultimi 12 mesi negli Stati Uniti.

È utile sapere anche che puoi effettuare una ricerca per paese, e che quando lo fai, appare l’interesse di ricerca per regione. Ecco un’immagine dei modelli di ricerca algerini che confrontano Kim Kardashian con “confinement” (il termine francese per isolamento) negli ultimi 7 giorni. Sotto al primo grafico vediamo la suddivisione per regione nel paese.

Prendersi cura del proprio benessere emotivo

La pandemia di coronavirus è fonte di ansia per chiunque, e i giornalisti non fanno eccezione. Coloro che hanno bisogno di leggere informazioni sul Covid-19 ogni giorno per tenere informato il pubblico potrebbero avvertire il peso da sovraccarico di informazioni.

Dover dare notizie sulla pandemia è un colpo doppio per la pressione psicologica, afferma Bruce Shapiro, direttore esecutivo del Dart Center for Journalism and Trauma. La natura stessa del racconto è traumatica, con i giornalisti che intervistano le famiglie dei sopravvissuti, fotografano le vittime e vedono dati angoscianti, e ciò può avere un impatto diretto sulla persona. “Questa combinazione di fattori renderà davvero impegnativa per molti giornalisti questo lungo racconto del Covid-19.”

Secondo alcuni studi, la “tribù resiliente”, vale a dire i giornalisti, riescono meglio di molti altri a far fronte al trauma, afferma Shapiro. Ma anche nei migliore dei momenti, chi lavora in questo settore rischia di sviluppare problemi di salute mentale.

Abbiamo definito sette suggerimenti per i giornalisti che si occupano del racconto dell’epidemia di coronavirus per aiutarli a prendersi cura del loro benessere mentale ed emotivo:

  1. Sii consapevole dello stigma
  2. Separa la vita lavorativa da quella privata
  3. Attieniti alle linee guida ufficiali
  4. Confrontati regolarmente con i colleghi
  5. Definisci un programma di cura di te stesso
  6. Riconosci i tuoi punti di tensione e chiedi aiuto
  7. Sii gentile con te stesso

Sii consapevole dello stigma

Il trauma indiretto è comune tra i giornalisti che si occupano di tragedie, e i casi di stress post-traumatico sono più diffusi tra i giornalisti rispetto alla popolazione generale. Livelli di stress costantemente elevati corrodono la resilienza e le prestazioni e possono portare al fenomeno del burnout. Ma permane uno stigma attorno al tema della salute mentale. 

“[Il giornalismo] è in ritardo rispetto ad altri settori professionali nel parlare di problemi di salute mentale”, ha dichiarato Philip Eil, giornalista freelance di Providence, Rhode Island, che ha scritto ampiamente dl giornalismo e salute mentale.

Per essere giornalisti bisogna avere coraggio, non spavalderia. Troppo spesso i giornalisti pensano di poter affrontare la morte e la distruzione senza problemi. Ciò ha determinato una riluttanza in questo settore nel discutere di salute mentale ed emozioni.

“[Prendersi cura di se stessi] vuol dire essere un bravo giornalista” – Philip Eil, giornalista freelance e sostenitore della salute mentale

“Fare giornalismo può portare una persona sana a una condizione di stress, ansia o depressione”, afferma Eil, che ha sperimentato sulla sua pelle ansia, depressione e burnout professionale. “Ed è assolutamente normale”.

Lui dice ai giornalisti che i problemi di salute mentale non sono indice di competenza professionale. “Sii consapevole del fatto che questo lavoro avrà probabilmente un effetto su di te e accetta questa cosa”, afferma Eil. “Non prendere per buono lo stigma tossico e pericoloso che imperversa nel mondo e nella professione”.

Separa la vita lavorativa da quella privata

In questo momento così impegnativo, gli esperti consigliano alle persone che soffrono di ansia di disconnettersi dalle notizie. Questo può essere quasi impossibile per i giornalisti, ma è possibile tracciare un confine più netto tra lavoro e vita domestica. 

“Quando sei con i tuoi amici o la tua famiglia, definisci i momenti in cui non sono consentite discussioni di lavoro o quelli in cui impedisci qualsiasi discussione sul virus”, afferma Rachel Blundy, senior editor presso AFP Fact Check con sede a Hong Kong. Il suo team è stato in prima linea nella verifica dei fatti sulla cattiva informazione in tema di coronavirus, ma lei ha cercato di mantenere “un dialogo continuo” con il team su come evitare di essere totalmente assorbiti dalla copertura mediatica.

“Voglio che tutti sentano di poter staccare quando non sono al lavoro” – Rachel Blundy, Senior Editor, AFP Fact Check

Senior Editor, AFP Fact Check

“Il lavoro deve rimanere fuori dalle serate e dai fine settimana”, ha riferito a First Draft. “Ora utilizziamo solo Slack per parlare di lavoro, mentre prima utilizzavamo WhatsApp. Ciò ha contribuito a creare un confine più netto tra lavoro e tempo dedicato alla vita sociale. “Voglio che tutti sentano di poter staccare quando non sono al lavoro.”

Limita la visualizzazione dei contenuti al di fuori dell’orario di lavoro. Se devi avere delle notifiche push delle ultime notizie sul tuo dispositivo mobile, scegli un solo organo di stampa da cui riceverle, non una decina.

Annulla l’iscrizione alle newsletter che riportano nell’oggetto frasi allarmistiche o che ti caricano di ansia quando le ricevi nella tua casella di posta.

Eil ritiene che disconnettersi dal lavoro nella vita privata per prendersi cura di se stessi faccia “parte dell’essere il miglior giornalista che si possa essere”. “I giornalisti vogliono rimanere aggiornati sul loro ambito di lavoro, ma per essere un giornalista di alto livello devi prenderti cura della tua mente e del tuo corpo, altrimenti rischi di crollare”, ha riferito a First Draft. “Questo è un investimento su te stesso come giornalista.”

Attieniti alle linee guida ufficiali

Le persone che già soffrono di problemi di salute mentale sono particolarmente vulnerabili durante le emergenze. Per i giornalisti già inclini all’ansia, inclusa quella correlata alla salute o al contagio, con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) o stress da lavoro, è probabile che l’attenzione globale sul virus stia avendo un forte impatto.

Dal lavaggio delle mani alla disinfezione delle superfici, al non toccarsi il viso, le linee guida ufficiali possono sembrare simili ai pensieri che può fare una persona con DOC. È importante attenersi alle indicazioni delle autorità per proteggere se stessi e gli altri dal virus, ma anche sapere che non è necessario andare oltre le pratiche consigliate. 

“Riconosci gli aspetti essenziali senza pensare eccessivamente ai sintomi o alle precauzioni da mettere in atto”, raccomanda Eil. “Devi sicuramente essere preparato e accorto, ma devi anche tutelare la tua salute mentale”.

Il Comitato per la protezione dei giornalisti dispone di linee guida per i giornalisti sul campo per proteggersi dal coronavirus, che suggeriamo di consultare.

Confrontati regolarmente con i colleghi

Man mano che sempre più paesi promuovono il distanziamento sociale, sempre più redazioni stanno optando per il lavoro a distanza. Ma questo significa che i giornalisti sono più a rischio di isolamento proprio mentre lavorano senza sosta su un racconto che procede a ritmi serrati.  

“L’isolamento sociale è uno dei fattori di rischio per il disagio fisiologico e la connessione sociale, e il supporto da parte della categoria è uno dei fattori più importanti della resilienza”, riferisce Shapiro a First Draft, facendo riferimento alla ricerca sui giornalisti che si occupano di trauma.

Una delle migliori risorse che i giornalisti hanno in questo momento sono i colleghi, afferma Eil. “Per molti di noi che hanno amici o coniugi che non si occupano di giornalismo e che non comprendono il tipo specifico di stress che stiamo vivendo, può essere fortemente terapeutico parlare con colleghi che sanno di cosa ci stiamo occupando.”

Parla con i colleghi quando puoi e di’ loro se ti senti stressato. Prova a chiacchierare di qualcosa che non sia correlato a questa situazione, o chiedi agli altri come si sentono. Per i giornalisti freelance o altri giornalisti che non hanno una rete di colleghi, Eil ha dichiarato di essere felice di poter parlare dei problemi con chiunque lo contatti.

Definisci un programma di cura di te stesso

Per proteggere il tuo benessere mentale in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, è fondamentale avere un programma di cura di te stesso. Parti dalle cose essenziali: dormi a sufficienza, disconnetti i tuoi dispositivi prima di dormire, cerca di avere un’alimentazione corretta e fai esercizio fisico. 

Al di fuori del lavoro, fai qualsiasi cosa possa portare la tua mente a concentrarsi su qualcos’altro. Posa il telefono, dedicati a un hobby, leggi un libro, guarda la televisione, medita, scrivi un diario, fai un bagno o dedicati alla socializzazione, anche solo tramite videochiamata.

Che si occupi o meno di coronavirus, ogni giornalista ha bisogno di un piano di cura di se stesso per superare questo periodo”, afferma Shapiro di Dart Center. “Dobbiamo curare noi stessi in ogni modo per fare bene il nostro lavoro.”

Devi dare la priorità alla cura di te stesso, aggiunge Eil. “I giornalisti sono sempre a corto di tempo, ma è necessario inserire delle misure di cura di sé nella lista di cose da fare e provare a trasformarle in parti irrinunciabili della pianificazione giornaliera.”

Anche se è difficile con un argomento che domina la maggior parte delle conversazioni, se puoi, evita di parlare troppo di questa crisi con la tua famiglia e con gli amici. Silenzia il gruppo WhatsApp se ti senti troppo in ansia.

“Ogni giornalista ha bisogno di un programma di cura di se stesso per superare questo periodo” – Bruce Shapiro, Executive Director, Dart Center for Journalism and Trauma

Quando si è al lavoro, Shapiro raccomanda di scomporre le notizie dell’ultim’ora in problemi da affrontare uno alla volta per evitare di sentirsi sopraffatti. Blundy suggerisce anche ai giornalisti di dedicare dei momenti durante la giornata alla lettura di altre cose. “A Hong Kong facciamo delle pause regolari e cerchiamo di evitare di fare troppi straordinari”, afferma. Se puoi, cerca di dedicare l’intera ora della pausa pranzo a fare qualcosa di estraneo al lavoro.

Sebbene sia più difficile per molti giornalisti, cerca di dedicare meno tempo a Twitter. “Può non essere d’aiuto e ti farà sentire come se fossi costantemente al lavoro, anche quando non dovresti”, ha dichiarato Blundy.

Un breve thread di suggerimenti di lettura approvati da @phileilper alleviare l’ansia durante i periodi difficili e/o in quarantena.  (Questi sono alcuni dei miei preferiti, ma ne accetto volentieri anche altri se ne hai qualcuno da proporre!)

1.”Notes on a Nervous Planet.” https://t.co/p5XICY6IB4 di @matthaig1

— Philip Eil (@phileil) 11 marzo 2020

Un ultimo consiglio è quello di delineare chiaramente quando la giornata lavorativa è finita: lavati il viso, prendi uno strumento, vai a fare una passeggiata o una corsa, scrivi un riassunto della tua giornata, fai tutto quello che ti fa sentire di aver staccato. “Abbiamo bisogno di qualcosa che ci dica chiaramente che il tempo del lavoro è finito”, afferma Shapiro.

Riconosci i tuoi punti di tensione e chiedi aiuto

“Tutti i giornalisti dovrebbero riflettere sulle cause e i segnali dello stress”, afferma Shapiro. Pensa o scrivi le abitudini che adotti quando sei stressato o ansioso, così se inizi a sentirti in questo stato, potrai rivedere il tuo programma di cura di te stesso, parlare con qualcuno o rivolgerti a un professionista. 

“Se siamo già affetti da problematiche come DOC, ansia, disturbo bipolare o altro, potremmo aver bisogno di contemplare qualche ulteriore forma di protezione e fonti di aiuto per proteggere noi stessi”, aggiunge Shapiro. “Se sei una persona alla quale il percorso terapeutico è servito, questo è un buon momento per parlarne con qualcuno.”

Con la pandemia di coronavirus che probabilmente andrà avanti per mesi, anche Eil raccomanda il percorso terapeutico. “Poiché è avvolto da un alone di pregiudizio, le persone pensano che serva solo per i deboli o i malati di mente. Ma in realtà si tratta di essere al meglio come persona e come giornalista.” Aggiunge: “I giornalisti sono atleti dalle alte prestazioni. Per loro non avere il supporto di un terapista è come una squadra sportiva professionista senza allenatore a bordo campo.”

Molte realtà lavorative offrono servizi di consulenza ai dipendenti, ma se non hai questa opzione puoi rivolgerti al tuo medico o vedere se vi è una guida online disponibile nel tuo paese. 

Sii gentile con te stesso

Infine, è importante ricordare che ci troviamo in una situazione senza precedenti e che non sempre è possibile applicare le normali regole o standard. Quindi sii gentile con te stesso e sii realistico su ciò che puoi fare. 

“I giornalisti hanno la tendenza a essere perfezionisti, ambiziosi e stacanovisti”, afferma Eil. “Ma è importante che abbiano compassione per se stessi. In questi tempi straordinariamente stressanti e spaventosi, è normale avere paura e sentirsi stressati, è una reazione perfettamente normale di fronte a una crisi senza precedenti. Sii clemente con te stesso perché sono tempi davvero duri.”

Quindi è chiaro che i giornalisti dovranno prendersi cura della loro salute mentale per raccontare la crisi da coronavirus. Seguire i consigli di cui sopra ti aiuterà a proteggere il tuo benessere emotivo, per concentrarti sul dare al pubblico le informazioni di cui ha bisogno.

In conclusione

Pur lavorando insieme per fronteggiare il disordine delle informazioni sul coronavirus, è chiaro che separare i fatti dalle informazioni ingannevoli o errate sarà più difficile che mai. Ci auguriamo che questa guida ti abbia fornito una migliore comprensione dell’infodemia e alcuni strumenti e tecniche per aiutarti a monitorare e verificare le informazioni online. 

Speriamo anche che in questo modo tu possa prenderti meglio cura di te stesso e proteggere il tuo benessere mentale ed emotivo in questo momento senza precedenti. In sostanza, ci auguriamo che questo corso ti aiuti, in qualità di reporter, ricercatore e giornalista, a fornire informazioni affidabili al tuo pubblico, nel momento in cui ne ha più bisogno. 

Continua a seguirci su draftnews.org per non perderti le ultime notizie e informazioni. In particolare la nostra sezione Risorse per i giornalisti viene aggiornata regolarmente con nuovi strumenti, guide, consigli, FAQ, webinar e altro materiale per aiutarti a esprimere un giudizio informato e fornire informazioni credibili durante il Covid-19.

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Glossario

Un elenco di parole in evoluzione per parlare di disinformazione

Un errore che molti di noi commettono, a causa dell’utilizzo di Facebook e Twitter, è pensare che sia facile capire e fare giornalismo sulle piattaforme. Ci auguriamo che questo glossario metta in luce le complessità di questo spazio, soprattutto in un contesto globale. 

Il glossario comprende 62 parole e puoi usare CMD + F (Control Find) per cercare i contenuti o scorrere semplicemente verso il basso. 


4chan

Una bacheca anonima lanciata nel 2003 da Christopher Poole, noto online anche come “moot”, che l’ha sviluppata prendendo a modello i forum e le imageboard giapponesi. Da allora, questa piattaforma di discussione si è ampliata fino a includere thread su argomenti casuali innocui, ma anche altri relativi a pornografia, razzismo, sessismo, mascolinità tossica e coordinamento delle campagne di disinformazione. 4chan ha il merito di aver suscitato interesse e condiviso dei meme, e si considera un baluardo per la libertà di espressione in forma anonima. Poole ha iniziato a lavorare per Google nel 2016. Ecco il suo discorso TED del 2010 in cui spiega la fondazione della piattaforma e perché sia un luogo importante per la libertà di parola. 


Amplificazione

Quando i contenuti vengono condivisi sul social web in grande quantità o quando i media tradizionali danno attenzione o ossigeno a un pettegolezzo o a una cospirazione di tipo marginale. Il contenuto può essere amplificato in maniera organica, attraverso sforzi coordinati da parte di comunità motivate e/o di bot, oppure tramite pubblicità a pagamento o “spinte” sulle piattaforme social. Rory Smith e Carlotta Dotto di First Draft hanno redatto un testo esplicativo sulla scienza e la terminologia dei bot. 


Amplificazione e motori di ricerca

Talvolta l’obiettivo di chi agisce online con cattive intenzioni è quello di creare e diffondere campagne complottiste. Queste persone sfidano i motori di ricerca inserendo parole e frasi tratte da determinate bacheche e cercando di creare e guidare tendenze e fornire la massima esposizione a movimenti e ideologie marginali e spesso tossici. Consulta la sezione dei suggerimenti per giornalisti tratta da “The Oxygen of Amplification” (L’ossigeno dell’amplificazione) di Data & Society. La relazione integrale è una lettura indispensabile per tutti i giornalisti.


Algoritmo

Gli algoritmi nelle piattaforme social e di ricerca forniscono un meccanismo per ordinare e filtrare i contenuti che gli utenti visualizzano nel “feed delle notizie” o nella pagina dei risultati di ricerca. Gli algoritmi vengono adeguati costantemente per incrementare il tempo trascorso dagli utenti su una piattaforma. Il funzionamento degli algoritmi è una delle componenti più segrete delle piattaforme social e di ricerca; non c’è trasparenza per i ricercatori, la stampa o il pubblico. Gli esperti di marketing digitale conoscono molto bene le modifiche dell’algoritmo e sono proprio queste tattiche, che si avvalgono di video, “post oscuri”, pixel di tracciamento, ecc., che si prestano bene anche a campagne di disinformazione e all’uso da parte di malintenzionati.


Bacheca anonima

Una piattaforma di discussione che non richiede alle persone che pubblicano i post di rivelare pubblicamente il loro vero nome in un handle o nome utente, come Reddit, 4chan, 8chan e Discord. L’anonimato può consentire discussioni più sincere, ma che possono anche diventare tossiche e spesso senza ripercussioni per chi pubblica i post. Consiglio per i giornalisti: come con 4chan, se si sceglie di inserire schermate, citazioni e link alla piattaforma, bisogna tener conto che gli articoli pubblicati includendo queste informazioni possono potenzialmente alimentare il reclutamento sulla piattaforma, amplificare le campagne che hanno l’obiettivo di attaccare giornalisti e testate, o provocare danni e confusione. Inoltre, si rischia di creare termini di ricerca/indirizzare la ricerca verso contenuti problematici.


Analytics (a volte definiti “metrics”)

Numeri che si accumulano su ogni handle e post sui social. Talvolta vengono utilizzati per analizzare la “portata” o quante altre persone potrebbero aver visualizzato un post o interagito con esso.


API

Con API (interfaccia di programmazione dell’applicazione) si intende quando i dati di uno strumento o un’applicazione web possono essere scambiati o ricevuti da un altro strumento o applicazione. Molte delle operazioni volte a esaminare le fonti e la diffusione delle informazioni inquinate dipendono dall’accesso alle API delle piattaforme social, ma non tutte sono uguali e l’entità dei dati disponibili pubblicamente varia da piattaforma a piattaforma. L’API di Twitter, aperta e facile da usare, ha consentito più ricerche e indagini sulla sua rete, motivo per cui è più probabile che vengano condotte ricerche su Twitter che su Facebook. 


Intelligenza artificiale (“IA”)

Programmi per computer “addestrati” alla risoluzione dei problemi. Questi programmi “apprendono” dai dati analizzati attraverso di essi, adattando metodi e risposte in modo da massimizzarne l’accuratezza. Con la disinformazione in crescita sia per portata che per livello di sofisticazione, alcuni considerano l’IA un modo per rilevare e moderare efficacemente il contenuto, come il chatbot Fátima di Aos Fatos, organizzazione brasiliana di “fact-checking” (verifica dei fatti), che risponde alle domande degli utenti con verifica dei fatti tramite Facebook Messenger. Inoltre l’IA può contribuire al problema di fenomeni tipo i “deepfake” e consentire la creazione di campagne di disinformazione che possono essere orientate e personalizzate in maniera molto più efficiente.² Consiglio per i giornalisti: WITNESS ha spianato la strada in materia di comprensione e preparazione su “media sintetici” e deepfake. Consulta anche la relazione “Mal-uses of AI-generated Synthetic Media and Deepfakes: Pragmatic Solutions Discovery Convening” di Sam Gregory di WITNESS in collaborazione con First Draft.


Automazione

Il processo di progettazione di una “macchina” per completare un’attività dove l’intervento umano è minimo o del tutto assente. L’automazione consente di svolgere con rapidità compiti che richiederebbero molto tempo per essere completati dall’uomo. Ad esempio, è possibile automatizzare il processo di invio di un tweet in modo da non dover fisicamente cliccare su “pubblica”. I processi di automazione stanno alla base delle tecniche utilizzate per amplificare in modo efficace la disinformazione. Rory Smith e Carlotta Dotto di First Draft hanno redatto un testo esplicativo sulla scienza e la terminologia dei bot. 


Query booleane

Una combinazione di operatori di ricerca come “AND”, “OR” e “-” che filtrano i risultati di ricerca su un motore di ricerca, un sito web o una piattaforma social. Le query booleane possono essere utili per gli argomenti che segui quotidianamente e per le notizie dell’ultima ora. 


Bots

Account di social media gestiti interamente da programmi informatici e progettati per generare post e/o interagire con i contenuti su una specifica piattaforma. Nelle campagne di disinformazione, i bot possono essere utilizzati per attirare l’attenzione su discorsi fuorvianti, intromettersi negli elenchi delle tendenze delle piattaforme e creare l’illusione di discussioni e interazioni a livello pubblico. Ricercatori e tecnologi adottano approcci diversi per identificare i bot, utilizzando algoritmi o regole più semplici basati su un certo numero di post pubblicati al giorno. Rory Smith e Carlotta Dotto di First Draft hanno redatto un testo esplicativo sulla scienza e la terminologia dei bot. 


Botnet

Una serie o una rete di bot che agiscono in maniera coordinata e vengono di solito gestiti da una persona o un gruppo. Le botnet commerciali possono includere fino a decine di migliaia di bot.


Commenti

Commenti aggiunti a un post social che viene incluso nei dati relativi all’engagement nell’analytics. Consiglio per i giornalisti: quando esamini tematiche polarizzanti relative al tuo ambito di lavoro, spesso è proprio nei commenti che puoi trovare altre persone da seguire e la terminologia da utilizzare nelle query booleane e nelle altre ricerche online.


Teorie del complotto

 La BBC elenca tre elementi per spiegare perché e come prende piede una teoria del complotto:

  1. Cospiratore: un gruppo come “big pharma” (le case farmaceutiche), i massoni, gli “skull and bones”, o gruppi religiosi. Definire un nemico e riconoscere che il nemico sarà sempre losco e segreto.
  2. Il piano malvagio: anche se distruggi i cospiratori, il loro piano malvagio sopravviverà con l’obiettivo di dominare il mondo.
  3. Manipolazione di massa: pensare alle strategie e al potere che i cospiratori hanno per mantenere segreti il proprio piano malvagio o la propria identità.

Con il coronavirus stiamo assistendo a teorie complottiste relative all’origine del virus: ad esempio, che si tratta di un’arma biologica creata dai cinesi, oppure che il virus è stato creato in laboratorio da Bill Gates.


Cyborg

Una combinazione di tattiche artificiali e umane, che generalmente prevedono una certa automazione per amplificare l’attività online. Consiglio per i giornalisti: questo è un metodo abbastanza nuovo per dare al pubblico la parvenza di attività autentiche da parte di un account social. È importante per il tuo lavoro distinguere se l’attività online sembri provenire da un cyborg, un sockpuppet, un bot o un essere umano. Questo non significa che ogni account molto attivo sia un bot, ma confondere bot e cyborg darebbe adito a imprecisioni e potrebbe far sorgere dubbi e critiche sul tuo racconto.


Dark ads

Pubblicità visibili solo a chi le pubblica e al loro pubblico di riferimento. Ad esempio, Facebook consente agli inserzionisti di creare post che raggiungono utenti specifici in base al loro profilo demografico, ai like sulla pagina e agli interessi elencati, ma che non sono visibili pubblicamente. Questi tipi di messaggi mirati hanno un costo economico e sono quindi considerati una forma di pubblicità. Poiché questi post vengono visualizzati solo da un segmento di pubblico, sono difficili da monitorare o tracciare.


Deepfakes

Media modificati e creati utilizzando l’intelligenza artificiale. Sintetizzando diversi elementi di file video o audio esistenti, l’IA consente di avere metodi relativamente facili per la creazione di contenuti “nuovi” in cui gli individui sembrano pronunciare parole ed eseguire azioni che non sono reali. Sebbene stia ancora muovendo i primi passi, è probabile che vedremo esempi di questo tipo di media sintetici utilizzati più frequentemente nelle campagne di disinformazione man mano che queste tecniche diventeranno sempre più sofisticate. Consiglio per i giornalisti: WITNESS ha spianato la strada verso la comprensione e la preparazione in tema di “media sintetici” e deepfake. Consulta anche la relazione “Mal-uses of AI-generated Synthetic Media and Deepfakes: Pragmatic Solutions Discovery Convening” di Sam Gregory di WITNESS in collaborazione con First Draft.


Deplatform

Rimozione di un account da una piattaforma come Twitter, Facebook, YouTube, ecc. L’obiettivo è quello di rimuovere una persona da una piattaforma social per ridurne l’attività. Casey Newton scrive che ora ci sono “evidenze che costringere le persone che incitano all’odio e i loro siti web a trasferirsi continuamente è efficace nel ridurne l’attività nel tempo”. 


Discord

Un’applicazione lanciata nel 2015 progettata principalmente per mettere in contatto le community di videogiocatori attraverso conversazioni tenute su “server”. Consiglio per i giornalisti: molti server richiedono l’autorizzazione per accedere e richiedono di rispondere a una serie di domande prima di consentire ai nuovi membri di entrare nella community. In qualità di giornalista, dovrai capire se ti senti a tuo agio a rispondere alle domande: risponderai in modo veritiero, rischiando di non essere ammesso, o peggio di subire del doxing? Oppure resterai vago e quindi non rappresenterai te stesso come faresti di persona? La tua redazione deve anche stabilire ciò che è e non è consentito nel momento in cui i giornalisti riportano informazioni pubblicate online da entità anonime: le informazioni verranno utilizzate solo per un controllo approfondito? Inserirai un link diretto alle informazioni, o agli handle? Ricorda che questi spazi possono essere molto tossici e che le community sono note per le minacce e le molestie perpetrate nella vita reale.


Discovery

Metodi utilizzati attraverso una combinazione di strumenti e stringhe di ricerca per trovare contenuti problematici online in grado di guidare e persino condizionare la comunicazione. 


Campagna di disinformazione

Uno sforzo coordinato di un singolo o di un gruppo, organizzazioni o governi per fomentare l’odio, la rabbia e il dubbio nelle persone, nei sistemi e nelle istituzioni. Spesso i malintenzionati utilizzano tecniche di marketing note e piattaforme progettate per diffondere informazioni tossiche e confuse, in particolare in merito a eventi importanti come le elezioni democratiche. L’obiettivo finale è quello di integrare la messaggistica nei media principali. 


Account inattivo

Un account di social media che non pubblica o interagisce con altri account da molto tempo. Nel contesto della disinformazione, questa descrizione si utilizza per gli account che possono essere gestiti da umani o da bot, che rimangono inattivi fino a quando non vengono “programmati” o istruiti per svolgere un altro compito.¹ A volte gli account inattivi vengono utilizzati dai malintenzionati e programmati per inviare messaggi coordinati.


Doxing or doxxing

L’atto di pubblicare informazioni private o identificative di un individuo online senza la sua autorizzazione. Queste informazioni possono includere nomi completi, indirizzi, numeri di telefono, foto e altro.¹¹ Il doxing è un esempio di cattiva informazione, vale a dire un’informazione specifica condivisa pubblicamente per causare danni.


Disinformazione

Informazioni false che sono state create o divulgate deliberatamente con il chiaro intento di causare danni. Coloro che fanno della disinformazione sono di solito spinti da motivazioni di carattere politico, finanziario, psicologico o sociale.¹²


Crittografia

Il processo di codifica dei dati in modo che possano essere interpretati solo dai destinatari previsti. Molti servizi di messaggistica popolari come Signal, Telegram e WhatsApp effettuano la crittografia di testi, foto e video inviati tra gli utenti. La crittografia impedisce ai governi e agli altri lurker di leggere il contenuto dei messaggi intercettati. La crittografia impedisce inoltre a ricercatori e giornalisti di provare a monitorare forme di cattiva informazione o disinformazione condivise sulla piattaforma. Man mano che altri malintenzionati vengono esclusi dalle piattaforme e la messaggistica diventa più instabile e coordinata, queste conversazioni si terranno su app di messaggistica chiuse a cui non potranno più accedere le forze dell’ordine, gli utenti, i ricercatori e i giornalisti che stanno provando a capire le motivazioni e la messaggistica di questi gruppi.


Engagement

Numeri su piattaforme, come Facebook e Twitter, che mostrano pubblicamente il numero dei like, dei commenti e delle condivisioni. Le organizzazioni di marketing utilizzano servizi come Parse.ly, CrowdTangle, NewsWhip, ecc. per misurare l’interesse per un marchio; le redazioni hanno iniziato a utilizzare questi strumenti per comprendere l’interesse e le tendenze del pubblico e ora alcuni giornalisti stanno utilizzando questi stessi strumenti per vedere dove dei messaggi tossici e dei malintenzionati possono raggiungere un punto di ribaltamento per parlare di un argomento o sviluppare una storia. Vedi anche il “megafono dell’amplificazione” di Claire Wardle per individuare il “punto di ribaltamento”, e cioè il momento in cui un numero sufficiente di persone ha visto un argomento o un termine, facendo in modo che parlare di questo aiuti il pubblico a capire piuttosto che accelerare la diffusione di un argomento o di un termine parlandone troppo prematuramente.


Facebook Graph Search

Una funzionalità che è stata attiva per sei anni, dal 2014 a giugno 2019 su Facebook e che consentiva alle persone e agli investigatori online di cercare e filtrare gli utenti della piattaforma in base a criteri come i check-in, i tag nelle foto, i like, ecc. Altri strumenti sono stati sviluppati su questa tecnologia, mettendo in difficoltà le indagini online. Il dibattito etico è iniziato quando chi faceva ricerche sui diritti umani ha affermato che questa tecnologia violava il diritto alla privacy, e gli investigatori e i giornalisti online hanno avuto difficoltà a trovare le stesse informazioni. C’è stata una protesta simile tra giornalisti e la community OSINT quando Panoramio, di proprietà di Google, è stato chiuso nel novembre 2017.


Trasparenza degli annunci di Facebook

L’impegno da parte di Facebook di creare maggiore trasparenza sugli annunci circolanti sulla piattaforma e sugli utenti a cui sono rivolti. Ora è possibile cercare nel database di annunci a livello globale gli annunci relativi a tematiche sociali, elezioni e politica. Questo database può rivelarsi utile per tenere traccia di come candidati, partiti e sostenitori utilizzino Facebook per l’attività di microtargeting degli elettori e per testare le strategie dei messaggi.


Follower falsi

 Account di social media anonimi o falsi creati per dare false impressioni di popolarità di un altro account. Gli utenti dei social media possono pagare dei follower falsi, così come falsi like, visualizzazioni e condivisioni per dare l’impressione di avere un pubblico più vasto. Ad esempio, un servizio in inglese offre agli utenti di YouTube un milione di visualizzazioni “di alta qualità” e 50.000 like per 3150 dollari.¹ Il numero di follower può andare a creare una cache per un profilo o dare l’impressione che si tratti di un account reale.


Disordine dell’informazione

Una frase creata da Claire Wardle e Hossein Derakshan per contestualizzare i tre tipi di contenuti problematici online: 

  • L’informazione errata si verifica quando vengono condivise informazioni false, ma senza finalità lesive. 
  • La disinformazione si verifica quando vengono condivise informazioni false, ma con finalità lesive. 
  • La cattiva informazione si verifica quando delle informazioni autentiche vengono condivise con finalità lesive, spesso rendendo pubbliche delle informazioni private.

LinkedIn

Una delle poche piattaforme statunitensi ammesse in Cina, LinkedIn può essere un buon punto di partenza per il monitoraggio delle informazioni di una fonte online. Bellingcat ha pubblicato un utile foglio informativo su come trarre il massimo da questa piattaforma.


Cattiva informazione

Informazioni autentiche condivise con finalità lesive. Queste includono informazioni private o rivelatrici che vengono diffuse al fine di ledere persone o reputazioni.


Amplificazione artefatta

Quando la portata o la diffusione di informazioni è amplificata tramite mezzi artificiali. Ciò comprende la manipolazione umana e automatizzata dei risultati dei motori di ricerca e degli elenchi delle tendenze, e la promozione di determinati link o hashtag sui social media.¹ Esistono listini online per diversi tipi di amplificazione, inclusi i prezzi per la generazione di voti e firme falsi per sondaggi e petizioni online e il costo del down-ranking di contenuti specifici dai risultati dei motori di ricerca.¹


Meme

Coniato dal biologo Richard Dawkins nel 1976, questo termine si riferisce a un’idea o un comportamento che si diffonde da persona a persona in una cultura, propagandosi rapidamente e cambiando nel tempo.¹ Il termine è ora usato più frequentemente per descrivere foto o GIF sottotitolate, incubate su 4chan e che poi si sono diffuse online.  Prendi nota: i meme sono potenti veicoli di disinformazione e spesso ricevono più engagement rispetto all’articolo di giornale sullo stesso argomento proveniente da una delle testate principali.


Microtargeting

La capacità di identificare un segmento molto ristretto della popolazione, in questo caso su una piattaforma social, e di inviare messaggi specifici a quel gruppo. Uno dei maggiori problemi identificati nelle informazioni che sono state scambiate online durante il periodo precedente alle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti è stata la capacità delle campagne politiche e degli agenti della disinformazione di inserire dei temi controversi nei feed degli utenti di Facebook. Da allora Facebook ha rimosso alcune delle categorie dall’area della campagna pubblicitaria del sito come quella “politica”. Per saperne di più su microtargeting e “microtargeting psicografico”. 


Informazione errata

Informazioni false ma che non hanno finalità lesive. Per esempio, gli individui che non sanno che un’informazione è falsa, possono diffonderla sui social media nel tentativo di essere utili.²


Normie

Termine del gergo online per indicare una persona che consulta notizie tradizionali, piattaforme online e segue l’opinione popolare. Non è un complimento.


OSINT

Un acronimo che significa intelligenza open source. Agenti di intelligence, ricercatori e giornalisti indagano e analizzano le informazioni disponibili pubblicamente per confermare o confutare le affermazioni fatte dai governi, verificare la posizione e l’ora del giorno attraverso foto e video, e tante altre attività. Le community OSINT sono incredibilmente utili quando si deve esplorare e spiegare nuovi strumenti, come sono arrivate a una conclusione su un’indagine e spesso richiedono aiuto per verificare le informazioni, come ha fatto Bellingcat per scovare un criminale ricercato nei Paesi Bassi a marzo del 2019. In un solo giorno, ben sessanta persone su Twitter hanno fornito aiuto per quell’indagine.


Reddit

Una bacheca di discussione lanciata nel 2005 che richiede di registrarsi per poter pubblicare dei post. Reddit è il quinto sito più popolare negli Stati Uniti, con 330 milioni di utenti registrati, chiamati “redditor”, che pubblicano in aree denominate “subreddit”. “the_Donald”, è stato uno dei subreddit più attivi e al vetriolo durante la tornata elettorale americana del 2016.


Satira

Genere che utilizza espedienti letterari come il dileggio e l’ironia per criticare elementi della società. La satira si può trasformare in informazione errata se il pubblico la interpreta erroneamente come un fatto.²² E’ noto che alcuni agenti della disinformazione tendono a etichettare i contenuti come satira per evitare che vengano segnalato a chi si occupa di fact checking. Alcune persone, quando vengono colte in flagrante, usano l’etichetta della satira, proprio come ha fatto un insegnante in Florida che aveva tenuto un podcast razzista.


Scraping

Il processo di estrazione dei dati da un sito web senza l’uso di API. Viene spesso utilizzato da ricercatori e giornalisti computazionali per monitorare l’informazione errata o la disinformazione su diverse piattaforme social e forum. Di solito lo scraping viola i termini di servizio di un sito web (vale a dire le regole che gli utenti accettano per utilizzare una piattaforma). Tuttavia i ricercatori e i giornalisti spesso giustificano lo scraping per via della mancanza di qualsiasi altra opzione quando si cerca di investigare e studiare l’impatto degli algoritmi. Consiglio per i giornalisti: le redazioni devono stabilire cosa accettare e cosa non accettare in materia di informazioni che infrangono le regole del sito web in cui le informazioni sono state reperite e/o scaricate.


Sockpuppet

Un account online che utilizza una falsa identità progettata allo scopo specifico di ingannare. I sockpuppet vengono utilizzati sulle piattaforme social per gonfiare il numero di follower di un altro account e per diffondere o amplificare informazioni false per il pubblico di massa.²³ Il termine è considerato un sinonimo del termine “bot”, anche se non tutti i sockpuppet sono dei bot. Secondo The Guardian, un sockpuppet è un personaggio immaginario creato per rafforzare un punto di vista mentre un troll è qualcuno a cui piace palesare la propria identità.


Fake superficiali

Manipolazioni di bassa qualità per modificare la modalità di riproduzione di un video. La consapevolezza dei fake superficiali è cresciuta ad aprile e maggio 2019 quando un video della portavoce della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi è stato diffuso online in modalità rallentata per far credere che fosse ubriaca, mentre teneva un discorso ad un recente evento. La manipolazione tramite fake superficiali è oggi ancor più preoccupante dei deepfake, perché sono disponibili strumenti gratuiti per alterare leggermente i video e sono rapidi da produrre. Consigli per i giornalisti: richiedi l’aiuto di un esperto di video analisi forense quando un video va in tendenza ma sembra non rispecchiare il carattere della persona ripresa. 


Shitposting

L’atto di lanciare enormi quantità di contenuti, in gran parte trolling ironico e di bassa qualità, allo scopo di provocare una reazione emotiva negli utenti meno esperti di internet. L’obiettivo finale è quello di deviare da discussioni produttive e distrarre i lettori.


Spam

Comunicazione online non richiesta e impersonale, generalmente utilizzata per promuovere, pubblicizzare o truffare chi la riceve. Oggi lo spam avviene principalmente via email e gli algoritmi rilevano, filtrano e bloccano lo spam nelle caselle di posta degli utenti. Tecnologie simili a quelle implementate per limitare lo spam potrebbero essere potenzialmente utilizzate nel contesto del disordine delle informazioni, o perlomeno fornire delle lezioni da cui trarre un insegnamento.


Snapchat

Quest’app multimediale per soli dispositivi mobili è stata lanciata nel 2011. Le sue funzionalità più popolari come le storie, i filtri, le lenti e gli adesivi sono state imitate da Facebook e Instagram. L’app conta 203 milioni di utenti attivi ogni giorno e si stima che negli Stati Uniti la utilizzi il 90% delle persone tra i 13-24 anni e il 75% delle persone tra i 13-34 anni. Gli snap scompaiono dopo un po’, il che ha reso l’app popolare, ma è comunque possibile fare delle foto delle schermate. Nel 2017 Snapchat ha introdotto Snapmaps, anche se non è possibile contattare i proprietari dei filmati poiché non è possibile selezionare le informazioni dell’utente. Alle volte l’utente usa il suo vero nome o una convenzione di denominazione simile su un’altra piattaforma. È anche difficile effettuare una ricerca per tag, a meno che non si utilizzi uno strumento come Spike di NewsWhip. Consiglio per i giornalisti: le Snapmaps possono essere utili soprattutto per confermare l’attività per un evento appena accaduto, ma non necessariamente per usare le informazioni in un articolo pubblicato. 


Media sintetici

Un termine generico per indicare la produzione artificiale, la manipolazione e la modifica di dati e media con mezzi automatizzati, in particolare mediante l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale, con l’obiettivo ad esempio di fuorviare le persone o modificare un significato originale.


Termini del servizio 

Le regole stabilite da aziende di ogni tipo in merito a ciò che è consentito e non consentito fare in relazione ai loro servizi. Piattaforme come Facebook e Twitter hanno termini di servizio lunghi e in continua evoluzione, e sono state criticate per le ripercussioni inique che vengono messe in atto quando qualcuno infrange le loro regole. Consiglio per i giornalisti: le redazioni devono stabilire cosa accettare e cosa non accettare in materia di informazioni prese da una piattaforma che infrange le regole. 


TikTok

Lanciata nel 2017 come rebrand dell’app Music.ly dalla società cinese ByteDance, è una piattaforma video per app mobili. Ad agosto 2019, Wired ha riferito che TikTok sta alimentando l’incitamento all’odio in India. Casey Newton ha ben chiaro cosa ci sia in gioco e Facebook utilizza la crescita della popolarità dell’app come se fosse un “mercato affollato” in un appello ai legislatori per aggirare la regolamentazione. 


Troll

Termine utilizzato per riferirsi a qualsiasi persona molesti o offenda gli altri online. Pur indicando anche account controllati dall’uomo che svolgono attività simili a bot, molti troll preferiscono essere noti e spesso usano il loro vero nome.


Trollare

L’atto di pubblicare deliberatamente contenuti offensivi o provocatori in una community online con l’intento di provocare i lettori o creare disordine nella conversazione. 


Fabbrica di troll

Un gruppo di individui coinvolto in attività coordinata di trolling o promozione di racconti sul modello bot. Un’importante fabbrica di troll è stata l’ Internet Research Agency russa che ha diffuso contenuti provocatori online nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali statunitensi.


Autenticazione a due fattori (2FA)

Un secondo modo per identificarsi in un’app o quando si accede a un sito web; è una modalità di accesso più sicura. Di solito è associata al numero di cellulare sul quale si ricevere un SMS con un codice di sicurezza da inserire nel prompt di accesso all’app o al sito. Questo passaggio extra può sembrare una seccatura, ma si rischia di subire una violazione a causa di una debolezza dei protocolli. Consiglio per i giornalisti: proteggi te stesso e le tue fonti impostando l’autenticazione a due fattori su ogni app e sito web (in particolare per il gestore di password e i siti finanziari) che offre tale servizio. Si raccomanda inoltre di utilizzare un gestore di password gratuito come LastPass, password lunghe da 16 o più caratteri, una VPN e la navigazione in incognito durante la visualizzazione online di informazioni tossiche (Chrome, Firefox).


Verifica

Il processo di determinazione dell’autenticità delle informazioni pubblicate online da fonti non ufficiali, in particolare i media visivi.² È emerso alla fine degli anni 2000 come una nuova serie di competenze per giornalisti e attivisti per i diritti umani, in particolare in risposta alla necessità di verificare i contenuti visivi durante la “Primavera araba”. Il fact-check (la verifica dei fatti) prende in considerazione soltanto i documenti ufficiali, non i contenuti non ufficiali o generati dagli utenti, sebbene il fact-check e la verifica spesso si sovrappongano e probabilmente si fonderanno tra loro.


Viber

Lanciata nel 2010 dalla società giapponese Rakuten Inc., Viber è un’app di messaggistica simile a WhatsApp che è associata a un numero di telefono ed è accessibile anche tramite desktop. L’app ha aggiunto la crittografia end-to-end alle conversazioni one-to-one e di gruppo per tutti i partecipanti che avevano la versione 6.0 o quella successiva. Per far sì che la crittografia funzioni, bisogna che tutti abbiano aggiornato la propria app. Viber conta 250 milioni di utenti in tutto il mondo, rispetto a WhatsApp con 1,6 miliardi di utenti, ed è più popolare in Europa orientale, Russia, Medio Oriente e alcuni mercati asiatici.


VPN o rete privata virtuale

Utilizzata per crittografare i dati di un utente e nascondere la sua identità e la sua posizione. Una VPN rende difficoltoso per le piattaforme sapere dove si trova qualcuno che promuove la disinformazione o acquista annunci. È molto utile utilizzare una VPN anche quando si studiano gli spazi online in cui vengono prodotte le campagne di disinformazione.


WeChat

Lanciata nel 2011 come app di messaggistica simile a WhatsApp per conversazioni tra amici e familiari in Cina, l’app viene ora utilizzata per interagire con gli amici su Moments (una funzione simile al diario di Facebook), leggere articoli inviati da WeChat Public Accounts (account pubblici, personali o aziendali che pubblicano storie), chiamare un taxi, prenotare biglietti per il cinema e pagare le bollette con un solo clic. L’app, che contra 1 miliardo di utenti, è altresì considerata una massiccia operazione di sorveglianza da parte del governo cinese. Consiglio per i giornalisti: WeChat è popolare tra gli immigrati cinesi in tutto il mondo, quindi se il tuo ambito comprende l’immigrazione, è importante capire come funziona l’app e come vengono scambiate le informazioni.


Tema controverso

Si tratta di argomenti controversi di cui le persone si preoccupano e per i quali provano forti sentimenti. La disinformazione ha lo scopo di innescare una forte risposta emotiva in modo che le persone la condividano, che sia per oltraggio, paura, umorismo, disgusto, amore o qualsiasi altro sentimento che rientri nella gamma delle emozioni umane. L’elevata volatilità emotiva di questi argomenti li rende un obiettivo per gli agenti della disinformazione che li usano per indurre le persone a condividere informazioni senza pensarci due volte. Alcuni esempi: politica, normative, ambiente, profughi, immigrazione, corruzione, vaccini, diritti delle donne, ecc.


WhatsApp

Con circa 1,6 miliardi di utenti, WhatsApp è l’app di messaggistica più popolare e la terza piattaforma social più popolare dopo gli utenti mensili attivi su Facebook (2,23 miliardi) e YouTube (1,9 miliardi). WhatsApp è stata lanciata nel 2009 e Facebook ha acquisito l’app nel febbraio 2014. Nel 2016 è stata aggiunta la crittografia end-to-end; tuttavia, ci sono state violazioni dei dati a maggio 2019, cosa che ha generato preoccupazione negli utenti in tema di privacy. First Draft è stata la prima ONG a dotarsi di un accesso API alla piattaforma con il progetto elettorale brasiliano Comprova. Anche con un accesso speciale, è stato difficile capire dove iniziasse la disinformazione e dove potesse andare a finire in seguito. 


Zero-rating

Le telecomunicazioni negli Stati Uniti e in gran parte del mondo occidentale consistono in voce, testo e dati raggruppati in un unico piano ad un costo relativamente basso. Il Sud America, l’Africa e la regione Asia-Pacifico pagano separatamente per ciascuno di questi servizi. Le piattaforme, in particolare Facebook, hanno negoziato la “zero-rating” (tariffazione zero) con i gestori di telefonia mobile in queste regioni che consentono alle sue piattaforme (Facebook, Facebook Messenger, Instagram e WhatsApp) di essere utilizzate al di fuori del piano dati. Queste app, quando negoziate come “zero-rating”, sono gratuite. Il problema principale di questo piano per gli utenti sta nel fatto che Facebook è internet; per questo l’incentivo a rimanere “sulla piattaforma” è elevato. Molte persone condividono interi articoli facendo copia e incolla da siti di notizie su WhatsApp, e la verifica di tali informazioni al di fuori della piattaforma richiede dei dati. 

Elenco delle letture e delle risorse

Panoramica

Monitoraggio

Verification

Giornalismo

Note sul corso

30 Informare sul coronavirus - Manuale_V2GL

Grazie

Questo corso è stato progettato da Claire Wardle, Laura Garcia e Paul Doyle. È stato ideato dal nostro Direttore Generale Jenni Sargent. 

Ringraziamo i numerosi membri del team di First Draft. I responsabili del corso si sono ritrovati e registrare le voci fuori campo lavorando sotto le coperte o in bagno durante il fine settimana e/o conciliando le esigenze di questo corso con altri compiti importanti da svolgere. I collaboratori includono Jacquelyn Mason, Anne Kruger, Akshata Rao, Alastair Reid, Jack Sargent, Diara J Townes, Shaydanay Urbani, e Madelyn Webb. Abbiamo anche riproposto l’incredibile lavoro precedentemente svolto da Victoria Kwan, Lydia Morrish, e Aimee Rinehart.

La pandemia possiede una portata globale e quindi mettere a disposizione questo corso in più lingue è sempre stata una priorità. Ringraziamo il nostro fantastico team di giornalisti multilingue che ha collaborato alla revisione delle traduzioni, coordinato da Emma Dobinson della First Draft e composto da: Pedro Noel (portoghese – brasiliano), Carlotta Dotto (italiano), Marie Bohner (francese), Laura Garcia (spagnolo), Nadin Rabaa di GNL Berlino (tedesco) e Raj Vardarajan di DataLEADS (hindi).

I nostri ringraziamenti vanno anche al fantastico team di design e copywriting che ci ha aiutato a realizzare questo corso: Manny Dhanda, Jenny Fogarty e Matt Wright.

Come socio fondatore, Google News Initiative supporta il lavoro di First Draft a livello globale. Ringraziamo vivamente tutti i nostri finanziatori per il loro continuo sostegno.

La versione originale di questo corso è stata lanciata in inglese il 2 aprile 2020. Tutto il materiale didattico e gli esempi forniti nei corsi erano pertinenti e sono stati resi disponibili in questa data.

Questa versione in italiano è stata tradotta da Global Lingo e sottoposta a revisione da parte dei membri del team di First Draft. Questa versione tradotta è stata pubblicata nel giugno 2020.